Voci a confronto
Tutti i giornali parlano dell’ammissione dell’Autorità Palestinese come membro a pieno titolo dell’Unesco decisa ieri dal suo consiglio generale, delle reazioni israeliane e americane e della divisione dell’Europa (per esempio Zappalà su Avvenire, Rolla Scolari sul Giornale).
Il commento più importante è quello di Fiamma Nirenstein sul Giornale: “L’Unesco come Arafat”. Che il risultato di questo riconoscimento sia “un effetto di immagine”, ma “negativo per la pace” lo sostiene Ferrari sul Corriere. Sempre sul Corriere è critico anche Amos Gitai, che pure fa parte dell’intellighentsia di sinistra israeliana (intervista di Francesco Battistini). Ancora sul Corriere, c’è anche un’altra intervista di Battistini, a Suad Amiry, che dice molte bugie non contraddetta, come l’affermazione che “prima di israele” tutti potevano accedere ai luoghi santi, il che certamente non era vera sotto l’occupazione giordana di Giudea e Samaria e non lo è neppure oggi per chi volesse accedervi nel territorio amministrato dall’autorità palestinese, senza congrua scorta militare israeliana. Anche per Baldacci su Liberal si tratta di “una forzatura che non fa bene alla pace”. Per Panella su Libero si tratta di “una pugnalata a Israele”. Sullo stesso Libero, Simona Verrazzo commenta “così i palestinesi potranno islamizzare i luoghi sacri di Gerusalemme”. La sola voce dissenziente è quella di Lucia Annunziata sulla Stampa, che non trova “così dannosa” ma invece “molto intelligente” la strategia palestinese.
Fra le altre notizie: Fuori dalla farsa dell’Unesco, continua il bombardamento palestinese del sud di Israele, ormai fino a Beer Sheva, e con razzi avanzati. Un’analisi molto critica della situazione è quella di Ranieri sul Foglio, una cronaca come sempre molto bene informata quella di Meotti, sempre sul Foglio. Molto deludente e in sostanza complice è l’intervista di Tatiana Bouturline sul Foglio con un nemico di Israele sempre più dichiarato come Sari Nusseibeh. Laurent Zecchini su Le Monde riconosce che il movimento di contestazione di Tel Aviv sta perdendo colpi e che l’ultima manifestazione non è certo stata all’altezza delle attese degli organizzatori. Da segnalare il mandato di arresto per corruzione emesso dalla nuova Tunisia contro la vedova di Arafat (notizia su Repubblica). Importanti sulla Stampa (intervista di Claudio Gallo) le dichiarazioni di Al Haji Hassan, quel “deputato libanese” con cui d’Alema si fece vedere a braccetto alcuni anni fa per le vie di Beirut, con un gesto eloquentissimo per la logica mediorientale. Oggi costui dichiara che Hezbollah non vuole più che il Libano finanzi il tribunale dell’Onu sull’assassinio del primo ministro libanese hariri, dato che ha incolpato quattro “esponenti della Resistenza”, cioè membri della sua organizzazione.