Qui Roma – Informazione e pericolose ambiguità
In seguito alla pubblicazione dell’articolo “Per i fedelissimi di Alemanno c’è sempre un lavoro”, uscito sul quotidiano gratuito Cinque Giorni sabato 3 dicembre, il Consigliere UCEI Vittorio Pavoncello ha inviato una lettera di protesta all’indirizzo del direttore del giornale Giuliano Longo. Nell’articolo menzionato si citavano in modo rischioso e ambiguo i rapporti tra la Comunità ebraica di Roma e il sindaco Gianni Alemanno, con un’interpretazione fuorviante rispetto alla promozione della giornalista Ester Mieli, recentemente nominata portavoce del sindaco della Capitale. La lettera di Pavoncello, con la risposta del direttore Longo, è stata pubblicata oggi sul giornale Cinque Giorni.
Questione morale e coerenza. Dopo parentopoli Alemanno aveva promesso maggiori regole, un codice deontologico, un controllo interno. Ma nulla di tutto questo è accaduto anzi. I sui fedelissimi, continuano a trovare lavoro a tempo indeterminato. L’ultimo risultato del sindaco è stato quello di piazzare Turbolente all’Acea, dividendo il ruolo di capo ufficio stampa da quello di portavoce. Quest’ultimo incarico andato a Ester Mieli della comunità ebraica di Roma con la quale Alemanno sembra avere ormai più feeling che con la Santa Sede. Ma non basta, l’ufficio stampa deve essere rimodulato ed ecco che Gianpaolo Pelizzaro, vice di Turbolente si dice che vada, con un contratto faraonico e a tempo indeterminato all’Agenzia per la Mobilità. Tutto questo per fare spazio a l’inatteso rientro di Andrea Koveos direttamente dalla Regione Lazio. Si vocifera defenestrato dalla presidente Polverini in persona. Anche lui in quota Augello come i due addetti stampa del vicesindaco Belviso: Carosi e Ronzitti. In tale contesto non dobbiamo o dimenticare che il sindaco si è permesso anche di ingaggiare come spin doctor il famoso Luigi Crespi. Ma c’è chi entra e chi esce come l’addetto stampa dell’assessore Ghera, Roberto Guantario che va sbandierando ai quattro venti di essere tra i vincitori dell’ultimo concorso indetto da Zetema. Altro aspetto non di poco conto, riguarda i titoli e le capacità dei suoi fidi collaboratori a ricorprire incarichi di alta responsabilità. Il caso più eclatante è quello di Turbolente, mediocre per molti come capo ufficio stampa e portavoce del Sindaco che ora dovrà curare le relazioni esterne di Acea. Con quali criteri è stato scelto? Resta il fatto che il Sindaco investe molto nella comunicazione, e soprattutto non badando a spese.
Cinque giorni, 3 dicembre 2011
Caro Giuliano, leggo sempre con molta attenzione gli articoli del tuo giornale, sempre attento e puntuale. Devo dire, però, che l’articolo di sabato scorso a pagina 3 dal titolo “Per i fedelissimi di Alemanno c’è sempre un lavoro”, mi ha fatto molto arrabbiare, perchè fuorviante e non veritiero. A partire dal titolo, dove sembra che Ester Mieli della comunità ebraica ottiene il posto di Turbolente perchè, non solo fedelissima di Alemanno, ma anche perchè la comunità ebraica, in Campidoglio, è più ascoltata del Vaticano. Queste tematiche, soprattutto quella riguardante le ingerenze nella vita politica da parte della comunità (come se fosse un corpo avulso dalla società), ricalcano le accuse mosse verso la comunità di Milano dalla consigliera Roberta Capotosti. Il 3 dicembre scorso, l’associazione di ispirazione fascista, Casapound, avrebbe dovuto tenere un convegno a Milano in una sala concessa dalla Provincia, ma, grazie all’intervento della sinistra e della Comunità ebraica di Milano, il presidente Podestà ha bloccato la concessione. Parliamo tanto di meritocrazia, la invochiamo, addirittura. Ester Mieli ha ricoperto con indubbio successo la carica di portavoce della comunità ebraica romana, da febbraio scorso è nello staff di Alemanno, se il sindaco ha deciso di promuoverla, in un momento, per lui, così delicato, lo ha fatto soltanto perchè la Mieli merita di occupare quel posto. Caro Giuliano, posso capire che un giornale di opposizione, quale considero il tuo Cinque Giorni, attacchi ad ogni piè sospinto l’opera del sindaco di Roma, ma è altrettanto vero che non può, nè deve indurre il lettore a scivolare sui classici stereotipi dell’antisemitismo, quale quello di influenzare la politica, locale e nazionale, e di occupare posti chiave nelle amministrazioni. Ti chiedo pertanto di prestare maggiore attenzione ad editoriali di questo tipo, dove, mancando la firma del giornalista, deduco ci sia stato un tuo diretto intervento. Con immutata stima ed affetto ti saluto cordialmente.
Vittorio Pavoncello, membro del Consiglio delle Comunità Ebraiche Italiane, Cinque giorni – 6 dicembre 2011
Caro Vittorio, pur non essendo materialmente l’estensore dell’articolo contestato, permettimi di esprimere alcune considerazioni alla tua gentile, ma risentita missiva. Premessa la mia stima e la mia partecipe attenzione a quanto ha espresso ed esprime l’Ebraismo nel mondo e al quale tutto l’Occidente deve moltissimo, debbo tuttavia condividere la tua critica alla stonatura polemica presente nell’articolo quando pare contrapporre e privilegiare l’attenzione del sindaco Alemanno alla vostra comunità a scapito del Vaticano. Forzatura palesemente assurda per un sindaco che, non masticando molto di valori cristiani ed evangelici, non ha tardato ad indossare le vesti del “defensor fidei” pur provenendo da una cultura atea e vitalista (Evola e compagnia bella). Ma qui cessa il mea culpa del sottoscritto. Che il solo citare il nome di Ester Mieli possa far inquietare qualcuno o addirittura tutta la vostra vostra comunità è invece sorprendente perché al di là dei meriti personali di questa signora, resta il fatto che in quella stessa comunità la Mieli ha avuto incarichi ufficiali di estrema importanza. Allora consentimi di spostare questa mia replica su un aspetto molto delicato. I vertici della Comunità ebraica romana e parte della stessa Comunità, a mio avviso, sono stati e sono supporter dell’attuale Amministrazione, come lo furono per Veltroni sicuramente e come lo saranno con chiunque governerà questa città. Comprendiamo pertanto che anche nelle arti diplomatiche, dei rapporti e degli intrecci politici ciò sia giusto e doveroso a tutela degli interessi di una minoranza per quanto potente. Il problema si pone invece quando queste relazioni riguardano un sindaco che, ad esempio, è un riconosciuto protettore di Casa Pound la cui iniziativa avete appena sventato a Milano. E allora, mi chiedo, è sufficiente qualche viaggio in Israele (che è cosa diversa dalla Comunità, lo ammetto) o la concessione di qualche sinagoga, oppure qualche dolente ed affollata visita ad Aushwitz per mondare da tutti i peccati? Me lo chiedo proprio perché la forza etica, culturale ed ideologica dell’ebraismo mondiale sta nel permanente e dovuto richiamo alla memoria della Shoà. E qui sta la contraddizione perché il perdono, almeno nel senso cristiano, è una cosa mentre i valori su quali si incardina l’etica di una cultura è altra. Sappiamo anche che parte della comunità ebraica romana, ancora oggi divisa, ha patito questo obiettivo endorsement ad Alemanno già nel corso della campagna elettorale del 2008. Endorsement che ricade beneficamente non solo sul sindaco, ma su tanti suoi seguaci (vedi CasaPound) geneticamente, oltre che storicamente, antisemiti. Certo, come tu scrivi, la Comunità non è «un corpo avulso dalla società», ma non può essere nemmeno una mente collettiva, una comunità, immemore dei propri valori. Se poi Cinque Giorni si oppone ad Alemanno «ad ogni piè sospinto » non è solo per una sorta di faziosa ossessione, ma per una constatazione etica ancor prima che politica, sull’operato di questa amministrazione opaca, inefficiente e clientelare (a dir poco) per questa grande città, un tempo tollerante e solidale, ma oggi chiusa nel rifiuto, ossessionata dalla sicurezza e senza progetto per il futuro. Nè Cinque Giorni è giornale di fazione o di partito, ma di popolo e dei territori. Dunque, caro Vittorio dobbiamo assolvere la destra-destra romana improvvisamente e miracolosamente ripulita dagli unguenti del potere? Allora contestaci di essere caduti in un altro stereotipo, quello dell’antifascismo. Ma consentimi di farti notare che tanti stereotipi, che sono poi anche valori etici, abbiamo buttato in questi vent’anni nella spazzatura. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ester Mieli starà benissimo dove sta e Riccardo Pacifici ha ancora tempo di elaborare le proprie diplomazie di qui al 2013, ma il nocciolo del problema sta altrove, laddove gli smemorati possono perdersi nel limbo dell’indistinto. Consentimi di chiudere questa mia con il più affettuoso e sincero “Shalom”.
Giuliano Longo, Cinque giorni, 6 dicembre 2011