Voci a confronto

La notizia che ci emoziona di più, oggi, è la visita a Gilad Shalit del presidente della Comunità Ebraica Romana, Riccardo Pacifici e dal sindaco della capitale, Gianni Alemanno, primi due non israeliani a visitare il soldato rapito da Hamas dopo la sua liberazione. Che proprio Roma – la comunità e la città – sia stata scelta dalla famiglia Shalit per questa visita testimonia dell’impegno costante degli ebrei romani e dell’amministrazione per la liberazione di Gilad. Da quel che si capisce dai giornali (Il tempo, Il secolo d’Italia), sembra che Shalit abbia recuperato abbastanza bene la sua salute dopo la terribile esperienza e le cure mediche cui è stato sottoposto. Il sindaco di Roma non solo ha confermato la cittadinanza onoraria a Gilad, ma ha rilanciato la proposta di Pacifici di candidare il soldato rapito al premio Nobel per la pace. E’ del tutto improbabile che un comitato tutto politico e fortemente orientato in senso terzomondista come quello che assegna il Nobel per la pace possa considerare seriamente la candidatura di Shalit, ma il segnale rimane molto forte. Altre notizie. Da gennaio l’Italia torna a capo della missione Unifil in Libano, la cui utilità è dubbia, ma con grande responsabilità in questo periodo (Elena Doria sul Secolo); continua la farsa sulla rampa che da accesso alla porta detta del Rambam al monte del tempio, rampa rovinata da un terremoto e ormai pericolante, che il comune di Gerusalemme ha chiuso per ragioni di sicurezza e che gli islamici di Hamas, ma anche della Giordania e di mezzo mondo non vogliono né sostituita né chiusa, senza nessun altro motivo vero che riaffermare la loro esclusiva competnza sulle cose che riguardano il Monte. (Jaulmes su Le figaro).

Ugo Volli