Voci a confronto

La notizia più significativa oggi è sul versante israeliano: l’accordo di transizione raggiunto da Fatah e Hamas a Doha (Baquis sulla Stampa). Come sempre nelle cose palestinesi, dove il principio di legalità è molto ipotetico e al posto degli organi del preteso stato contano le fazioni e la loro forza militare, i termini della decisione sono conosciuti solo in parte. Ma sembra chiaro che Hamas abbia ottenuto una vittoria importante per il futuro: ha eliminato il premier Fayyad, gradito agli americani e impegnato a costruire un’economia funzionante, attribuendo la sua carica direttamente ad Abu Mazen, cioè eliminando l’inizio di un’articolazione del potere che era nato a Ramallah, ha ottenuto elezioni subito (a maggio) per tesaurizzare lo scambio che ha liberato Shalit, non risulta che abbia rinunciato alla sua base di potere a Gaza né che abbia sconfessato il terrorismo. E’ chiaro che i palestinesi hanno rinunciato anche su questo piano alla finzione di un percorso di pace con Israele e si sentono abbastanza forti da affrontare insieme, senza separare la parte esplicitamente terrorista, le istituzioni internazionali di cui cercano il riconoscimento. La via diplomatica alla pace, che probabilmente è sempre stata un’illusione, è definitivamente chiusa, come ha dovuto prendere atto Netanyahu (Battistini sul Corriere, Joshua Mitniuck sul Wall Street Journal).
Per quanto riguarda il mondo ebraico, da segnalare un Alexander Dietrich sulla Welt che testimonia della situazione difficilissima degli ebrei di Malmoe in Svezia, oppressi dall’antisemitismo islamico e dall’indifferenza delle istituzioni, un trafiletto senza firma sul’Unità che dà notizia della propaganda antisemita in Ungheria, la cronaca di Grasso sul Secolo XIX a proposito del problema genovese con l’Università che ha fissato i corsi di italiano per stranieri al sabato e con gli israeliani iscritti all’università, ebrei osservanti, che non hanno trovato finora soluzioni alternative. Da leggere infine due analisi generali sul Medio Oriente e sugli errori dell’America di Obama, entrambe assai pessimiste: un’intervista a John Bolton, ex ambasciatore americano all’Onu su Liberal e una firmata dall’elefantino (cioè del direttore Ferrara) sul Foglio.

Ugo Volli