Tre generazioni a confronto
Le manifestazioni fiorentine legate alla celebrazione del Giorno della Memoria proseguono anche nelle prime settimane di febbraio. Lunedì 6, nella splendida sala di palazzo Bastogi, una delle tante sedi della Regione Toscana nella centrale via Cavour, un numeroso e qualificato pubblico, nonostante il freddo pungente, si è riunito in occasione della presentazione del libro Memorie di guerra e di persecuzione-Tre generazioni a confronto (Firenze 1943-1944), basato sui ricordi scritti da Camilla Benaim, da sua madre Elisa Rosselli e da sua figlia Valentina Supino che con passione ha seguito la realizzazione di questo progetto. Il bel volume, corredato da varie fotografie, è stato curato da Marta Baiardi, dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, autrice dei capitoli introduttivi alle varie parti, e pubblicato dall’Assemblea regionale.
Il diario di Camilla Benaim, affermata pittrice, narra gli avvenimenti degli ultimi mesi prima della liberazione di Firenze, vissuti con il marito Giulio Supino e la piccola Manuela Valentina in uno stato di perenne angosciosa attesa, mantenendo i contatti con i membri del Comitato di Liberazione nazionale, di cui facevano parte sia Giulio che il cugino Eugenio Artom.
Della madre Elisa Rosselli, anche essa ottima pittrice, è pubblicato il racconto della fuga in Svizzera dove si ritrova la scorrevole penna dell’ autrice di vari libri per giovanette, scritti per suo diletto, e di racconti di soggetto ebraico per l’infanzia molto diffusi come Le otto fiaccole d’Oro. Elisa, di madre danese, appartenente alla ben nota famiglia che ospitò Mazzini morente, aveva sposato un giovane di Gibilterra, Moses Benaim, divenuto figura di primo piano nella Comunità fiorentina dove era stato consigliere della Comunità e per decenni Parnas del Tempio Maggiore. Partecipi ambedue delle attività culturali e sioniste che avevano visto tra le prime socie della Associazione Donne Ebree d’Italia la giovane Elisa, socialmente molto impegnata anche nelle associazioni benefiche fiorentine.
Nella terza parte è stato ripubblicato il breve libro Il nome delle serpi di Valentina Supino Viterbo, già edito da Laterza nel 1995, con i racconti della sua prima infanzia e del periodo della clandestinità, scritto con la sensibilità propria di un medico psichiatra, autrice in questo campo di testi scientifici legati alla sua attività di docente a Parigi.
Dopo l’apprezzato saluto introduttivo di Giuliano Fedeli, vicepresidente del Consiglio regionale ed autore della prefazione del libro, e di quello di Renzo Bandinelli, consigliere della Comunità ebraica, è toccato al professor Simone Neri Serneri, dell’Istituto Storico della resistenza, il compito, assolto molto bene, di leggere la dettagliata relazione sul libro scritta Patrizia Gabrielli dell’Università di Siena, rimasta bloccata a Roma dalla neve. Quindi, con molta vivacità, ha parlato la professor Monica Miniati, profonda studiosa dell’ambiente femminile, colto e benefico, degli ultimi due secoli.
Lionella Viterbo