Voci a confronto
Nella giornata odierna si deve considerare che sia il conflitto tra Israele ed Iran l’argomento al centro dell’attenzione per i principali commentatori. Andrea Wilbur firma un interessante articolo su Europa, ma bisogna ricordarsi sempre quanto sia impossibile, su una questione strategica come questa, avere la conoscenza di quanto si dice davvero nelle stanze dei bottoni. Pio Pompa (Foglio) ritiene che le due navi iraniane, giunte nei porti siriani e ben presto rientrate alla base, siano la prova che le informazioni ultra segrete che Israele passa agli americani giungano successivamente ai leader iraniani. Se questo fosse vero, la gravità del fatto, evidentemente, non potrà che accrescere le difficoltà del dialogo tra Obama e Netanyahu, che si incontreranno nuovamente il prossimo 5 marzo a Washington (ricordiamo, en passant, che il presidente Obama non ha mai deciso di recarsi in Israele). In un editoriale pubblicato sul Wall Street Journal ci si chiede se gli USA temano di più la bomba iraniana o l’attacco israeliano; i mullah sarebbero tranquillizzati dal vedere che Obama frena Netanyahu, mentre quest’ultimo si rende conto che dopo le elezioni americane di novembre Israele sarà meno protetto dalla politica americana, e quindi potrebbe preferire anticipare l’eventuale attacco.
Maurizio Molinari (Stampa) esamina l’evoluzione della crisi in atto tra l’Egitto e gli USA, mentre si osserva un paradossale riavvicinamento tra alcuni seguaci di Mubarak e la Giunta militare. La politica di Obama viene messa in seria discussione in Egitto dove si pensa di poter ricevere dai propri cittadini quel denaro che l’America potrebbe decidere di non inviare più.
Il senatore Vernetti, da sempre interessato alle vicende della politica internazionale, firma un articolo sul Foglio che non convince molto il sottoscritto; scrive infatti il politico italiano che l’eventuale caduta del regime di Assad determinerebbe una riduzione della pressione su Israele ed un miglioramento delle condizioni della sicurezza regionale e dei paesi del Golfo. Inoltre Vernetti si illude che si possa portare davvero la democrazia in Siria abbattendo il regime di Assad e dimostra una fiducia nella Lega Araba che sembra essere, per lo meno, eccessiva.
E’ in via di soluzione la vicenda di Khader Adnan, da dicembre in arresto amministrativo. Questo sceicco, di professione panettiere a Jenin e membro della Jihad islamica, a seguito di una decisione della Corte Suprema che non permette un eventuale prolungamento della sua detenzione amministrativa, ha deciso di interrompere il proprio digiuno, e tornerà in libertà il 17 aprile. Ne scrivono, tra gli altri, Federica Zoja su Avvenire, Michele Giorgio sul manifesto, Joshua Mitnick sul Wall Street Journal e Tobias Buck che, sul Financial Times, dopo essersi consultato con B’tselem, osserva con apparente stupore che simili provvedimenti vengono presi “quasi soltanto” nei confronti di palestinesi dei territori occupati. Verrebbe da chiedergli come mai negli USA analoghi provvedimenti non vengano presi nei confronti dei cittadini americani, ma solo con gli islamici che sono detenuti a Guantanamo.
Paolo Lambruschi (Avvenire) firma tre diversi articoli dedicati alle attività dei clan beduini del Sinai che, sempre più ingovernabili, controllano il traffico di esseri umani (nonché di armi e droghe) nel corridoio che porta a Gaza ed a Israele. Oggi hanno acquisito una pressoché totale libertà di azione, e questo comporterà, in futuro, una sempre maggiore difficoltà per riportarli sotto controllo.
Di traffico di uomini si occupa anche l’articolo su Rinascita firmato da Michele Mendolicchio; Ugo Volli etichettava da par suo, appena ieri, questa testata, e puntuale arriva la dimostrazione di quanto avesse ragione l’amico. Gli argomenti trattati oggi da Mendolicchio sono di facile presa sui lettori, ma si deve riflettere attentamente sulla pericolosità di certe teorie che riportano ai momenti più bui della storia dell’uomo.
La bis-nipote di Himmler, storica di professione, ha sposato un ebreo che le ha dato anche un figlio; Andrea Morigi (Libero) osserva con attenzione le conseguenze di questo atto. Ed infine al nazifascismo ci riporta anche Guido Artom sul Corriere con parole che meriterebbero una trattazione più ampia in altra sede; non vi è dubbio che dai nazi-fascisti si veniva perseguitati per ciò che si era e non per ciò che si faceva, ma Artom allarga il suo discorso alla esclusione di alcuni settori del mondo ebraico dall’Unione, e qui i ragionamenti da fare diventano davvero troppo complessi per poterli trattare adesso.
Emanuel Segre Amar