Razzismo – “Una maglietta non basta”

Una maglietta in cui si dice no al razzismo e all’antisemitismo sarà esibita questo pomeriggio dai 22 bambini incaricati di accompagnare in campo i titolari del derby tra Roma e Lazio in programma alle 15 allo Stadio Olimpico. Un’iniziativa, sostenuta dalla Comunità ebraica di Roma e dall’Assemblea Capitolina presieduta da Marco Pomarici, che ha visto la piena adesione delle società coinvolte e che vuol essere un monito ad estirpare la piaga del pregiudizio, dell’intolleranza e della xenofobia nelle curve degli stadi italiani. Accolta con plauso bipartisan come importante segnale nella lotta all’odio, questa forma di iniziativa non convince però del tutto Vittorio Pavoncello, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e storico presidente della Federazione Italiana Maccabi.
‘Pur apprezzando lo sforzo della Roma, della Lazio, di Roma Capitale e della Comunità ebraica romana – osserva Pavoncello – devo dire che non e’ indossando una t-shirt e facendo due fotografie che si e’ a posto con la coscienza, che si risolve il problema del razzismo negli stadi. Si deve invece fare leva, come sempre, sulla parte sana della tifoseria, come e’ successo in Inghilterra dove il fenomeno è quasi scomparso. Ai primi cori, o all’esposizione di uno striscione razzista, l’arbitro sospende la partita fino alla rimozione dello stesso e finché i cori non si sono interrotti”. La Federazione, prosegue Pavoncello, dovrebbe poi multare pesantemente il club e in caso di reiterazione dei cori e degli striscioni prevedere la squalifica del campo. Con il timore della squalifica del campo sarebbero infatti proprio i tifosi sani, quelli che vanno alla stadio per sostenere la squadra e che per farlo hanno sottoscritto un abbonamento, “a zittire i cori, a togliere gli striscioni, ad emarginare i razzisti”