Voci a confronto

Dove vai, ancora una volta, Europa?
La baronesa inglese (già, inglese…) Catherine Ashton, ministro degli esteri dell’Europa, paragona la “sparatoia” di Tolosa a quelle della Siria, della Norvegia e di Gaza! Non è certamente casuale se lady Ashton, della quale si conosce bene il pensiero personale nelle questioni che riguardano Israele, ha “dimenticato” di citare, ad esempio, anche i bambini di Israele uccisi in anni di terrorismo; mi permetta il lettore di ricordare qui, al posto del ministro, tra tutti questi, i tre bambini di Itamar uccisi nella loro casa dall’odio antisemita più vergognoso.
E sono tante, oggi, le parole di circostanza di troppi personaggi, anche di casa nostra, che non perdono occasione, giorno dopo giorno, di parlare di quanto succede in Medio Oriente solo per il bisogno di farsi sentire, ma senza conoscere a fondo i fatti; una parola, una lacrima per gli ebrei morti non si nega mai, ma a quelli vivi non si permette di difendersi. Per questo chiediamo: dove vai, Europa?
Mentre scriviamo questa rassegna i GR ed i TG della mattina fanno sapere che sparatorie sono in corso per arrestare colui che sembra essere il colpevole: un immigrato algerino, affiliatosi ad al Qaeda nei suoi viaggi in Oriente (Afghanistan, Pakistan e dintorni). Questo è la conferma di quanto ieri persone esperte di quei lontani paesi dicevano (inascoltati da tutti i nostri giornalisti): i soldati uccisi potrebbero rispondere ad una ben precisa logica, quella di colpire immigrati islamici che, arruolandosi nell’esercito francese, hanno tradito l’Islam.
Nulla di tutto questo, al contrario, si legge ancora oggi. Al contrario, volendo partire dagli odiatori tout court, segnaliamo sul Manifesto l’articolo sotto il titolo: Razzisti organizzati e lupi solitari. Sullo stesso quotidiano, che, è bene ricordarlo, vive grazie ai contributi dello Stato Italiano, si continua ad incolpare con sicurezza (articolo di Annamaria Rivera) la destra neonazista, la xenofobia unita all’islamofobia, e a spiegare che tutto sarebbe il risultato dei discorsi anti halal e anti kosher, per di più legato alla crisi economico-finanziaria. Per El Pais serve adesso in Francia un atto come quello di De Gaulle del ’45 per l’unità del paese. Precise come sempre le cifre di Giulio Meotti che, sul Foglio, scrive che il 6% dei francesi ebrei (30-33000) sarebbero pronti a trasferirsi in Eretz Israel (per altri addirittura il 26%); colpiscono comunque i numeri di ebrei che ogni anno scelgono di fare la aliya. Fr. Pie sul Messaggero annuncia la marcia organizzata da Marc Knobel per domenica a Parigi di ebrei e musulmani insieme; giustamente, a tal proposito, Stefano Magni su l’Opinione si chiede se sia un immenso passo in avanti o un’ennesima ipocrisia ad uso e consumo politico. Stéphanie Le Bars sul Figaro considera, nel frattempo, che in Francia l’antisemitismo sia meno presente di quanto non fosse 15 anni fa; è una tesi portata avanti in questi giorni da numerosi opinionisti, ma contraddetta da alcune statistiche.
Alla crisi finanziaria si ricollega anche Amos Luzzatto intervistato per l’Unità da De Giovannangeli; tale crisi, legata anche alle problematiche sociali e culturali, farebbe uscire allo scoperto quanto è rimasto a lungo sommerso. Questa tesi, da chi scrive non affatto condivisa, è contraddetta anche da Elie Wiesel, intervistato per il Corriere da Alessandra Farkas: sarà necessario un profondo esame di coscienza, dopo la cattura dei colpevoli, per fare in modo che non accada mai più. Enrico Singer su Liberal scrive una attenta analisi della situazione politica francese, dove vi è il pericolo che la strage di Tolosa, nelle immediate vicinanze delle elezioni politiche, abbia il risultato di sconvolgerle come avvenne nella Spagna del 2004 dopo le bombe alla stazione di Madrid. Nella sua analisi Singer riprende inoltre molti degli argomenti esposti ieri da Bernard Henry Levy e ripresi da questa rubrica.
Nicholas Farrell su Libero scrive una breve analisi storica dell’antisemitismo in Francia, con anche un parallelismo di quanto avvenne in Italia. Ed all’Italia guarda, come sempre con precise parole, Souad Sbai che, su Libero, denuncia che la Consulta, creata da Pisanu, Amato e Maroni e fatta diventare un importante organo operativo ed un riferimento assoluto, viene ora accantonata per dare spazio a parole vuote di significato. Pessimista sull’immediato futuro la Sbai, che tuttavia si augura che, alla lunga, la goccia riesca ad erodere la roccia.
Rob. Zun, per il Fatto Quotidiano intervista Moni Ovadia che, anche lui, mette l’accento sull’odio uguale verso tutte le minoranze, perché l’odio razzista non è settoriale. Ovadia protesta contro le Comunità Ebraiche che dovrebbero urlare molto più forte quando avvengono episodi verso altre minoranze, come quelle dei rom. Come vice-presidente della Comunità Ebraica di Torino devo invitare Ovadia a informarsi di quello che succede, visto quanto a Torino la Comunità ha fatto proprio dopo il recente incendio appiccato al campo dei rom.
Criticabile per il sottoscritto è anche l’intervista pubblicata sul Mattino di Michele Giorgio al professor Klein: bisogna evitare che un conflitto di natura politica e territoriale (è solo questo? ndr) possa diventare uno scontro tra religiosi e razze (sic).
Molti giornali ritornano sulle parole della Ashton, ma solo Andrea Morigi (Libero) scrive che quelle parole sono state applaudite da Izzat al Rishq, leader di Hamas. Su International Herald Tribune Steven Erlanger, dal canto suo, sembra non opporsi alla Ashton in un articolo nel quale riporta le posizioni dei principali leader politici francesi. Intanto la lady ministro degli esteri dell’Europa fa stanziare altri 35 milioni di euro per opere, come sottolinea Morigi, ad uso e consumo dei terroristi. La lady si dice angosciata (Nicole Neveh su Avvenire e Battistini sul Corriere) per come le sue parole sono state “interpretate”, ma un editoriale del Foglio chiede che venga dimessa in mancanza di un suo atto di costrizione. Baquis su la Stampa si allarga a ricordare che proprio l’altro giorno il Consiglio dell’ONU per i diritti civili aveva invitato Hamas a dialogare proprio su quel tema; nuova vergogna per l’ONU (ndr).
Barbara Spinelli su Repubblica scrive un articolo (dei suoi soliti) smentito dalle ultime notizie del mattino; scomodando la cultura malese la Spinelli parla di “sparo nel deserto”, di “uno squilibrato”, di “un fatto criminale isolato”; non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. La Shoah è figlia del trionfo dello stato nazione sugli imperi, scrive poi la Spinelli, e non si accorge che ora è proprio un nuovo impero che taluni vogliono far rinascere, quello islamico, erede dei califfati del passato. E questo potrebbe essere la causa di quella terza guerra mondiale che viene menzionata nella lettera al Mattino di Mantero.
Infine, fatto anch’esso molto grave, il sito Holywar (guerra santa) pubblica in rete i nomi di 163 professori legati ad Israele ed all’ebraismo; Mario Pasqua su Repubblica e Fabrizio Caccia sul Corriere (tra tanti) ricordano che proprio quel sito è stato l’ispiratore della strage in Norvegia; e sul forum Stormfront si legge che a Tolosa ci hanno tolto un po’ di spazzatura di torno.
Torno a chiedere: dove vai, ancora una volta, Europa?
Emanuel Segre Amar