Qui Milano – Una settimana per capire il futuro

Per ora tutto fermo. Potrebbe essere una questione di ore o di giorni, ma la domanda che da diverse settimane attraversa la Comunità ebraica di Milano, se questo Consiglio rimarrà in carica per tentare di completare il mandato, oppure si tornerà a elezioni, magari in concomitanza con quelle dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane il prossimo 10 giugno, non ha trovato una risposta nel Consiglio di ieri sera. Alla riunione si era infatti arrivati in una situazione delicata, con la recente scelta di farsi da parte di Michele Boccia e Rami Galante, entrambi della lista per Israele, il numero dei consiglieri dimessisi è salito a cinque: raggiunti i sei, lo statuto prevede le elezioni anticipate. L’ipotesi di ulteriori dimissioni, quelle degli altri due consiglieri della lista Per Israele, Sara Modena e Yasha Reibman era nell’aria. Dimissioni che sono state vicine in molti momenti della serata, ma che alla fine non sono arrivate, almeno per ora. La notizia infatti è l’indizione di un Consiglio straordinario la prossima settimana per l’approvazione di un nuovo regolamento per le elezioni UCEI. Una riunione in cui si potrà anche continuare a discutere per evitare la caduta del Consiglio trovando una quadratura tra le esigenze di tutti che, nell’incontro di ieri protrattosi fino a tarda sera, non è stata individuata.
“Ci hanno già lasciato cinque persone, provenienti da tre liste e da diverse esperienze, ma tutti con la sensazione di non poter più lavorare in questo Consiglio. Ci sono tanti problemi. Io e Yasha avremmo dovuto dare le dimissioni subito ma prima vogliamo capire se si può fare qualcosa perché si creino le condizioni per proseguire. Non chiediamo posti in giunta, ma che le proposte che abbiamo presentato siano discusse e approvate”. Così Sara Modena ha presentato il documento, firmato anche da Raffaele Turiel, Guido Osimo e David Piazza e articolato in sette punti: sospensione della riscossione dei tributi tramite esatri, revisione finanziaria delle procedure d’iscrizione a scuola, rispetto dell’autonomia del rabbino capo con piena implementazione del piano di potenziamento del Bet Hamidrash (collegio rabbinico di Milano) da lui proposto, e un’iniziativa per la formazione di nuove famiglie entro il mese di maggio, un piano di governance e riorganizzazione amministrativa della Comunità, pieno sostegno al rafforzamento della scuola in ogni suo ordine, elaborazione di un progetto di sostegno alle famiglie sul modello della Deputazione della Comunità di Roma, ridefinizione dei ruoli di giunta e in particolare di quello dell’assessore al culto. Tante e sentite le obiezioni sollevate dalla maggioranza. Il presidente Roberto Jarach ha sottolineato come molte delle istanze proposte costituiscano già temi oggetto del lavoro delle commissioni cui stanno partecipando anche tre firmatari del documento e ha rivendicato i risultati ottenuti dalla sua giunta, il risanamento economico, le iniziative culturali, il rapporto con la città. Altri hanno messo in evidenza come il “cambio di rotta” nel governo della Comunità chiesto nell’incipit del documento sia già in attuazione da diversi mesi proprio con l’apertura delle commissioni, e che presentare come propri e in quella forma principi senz’altro condivisi da tutti, come il rispetto per il rabbino capo e il sostegno alla scuola non rappresenti il bene della Comunità. Per parte sua, l’opposizione ha ribattuto che il documento andasse letto nel senso di portare avanti i progetti a un ritmo più serrato rispetto al passato (Turiel), che in questa nuova fase di condivisione l’apertura del governo della Comunità all’opposizione non sia stata sufficiente (Osimo), e che la sua volontà fosse non di creare nuove contrapposizioni, ma di arrivare alla formulazione di principi condivisi (Reibman e Piazza).
Il confronto si è mantenuto serrato. La maggioranza si è espressa contro la modalità e i toni con cui il documento è stato presentato. L’opposizione ha rivendicato la necessità di ricevere un segno tangibile della sensibilità verso le proprie istanze.
Al termine della serata una nuova versione del documento che ne recepiva i sette punti è stata messa al voto e respinta dal Consiglio. Passata invece, anche se di stretta misura (quattro voti a favore, tre contro e sette astensioni, tra cui i cinque consiglieri d’opposizione) una mozione per presentare un documento condiviso che raccolga i principi di quello presentato ieri alla prossima riunione. Quando forse si capirà se gli ebrei milanesi saranno chiamati alle urne a due anni dall’ultima volta.

Rossella Tercatin – twitter @rtercatinmoked