Voci a confronto

Il presidente della provincia di Roma, Zingaretti, guidando una visita di studenti romani ai luoghi della Shoà, ha proposto che i calciatori della nazionale, impegnati nei campionati europei di giugno in Polonia e Ucraina, compiano anche loro una visita ad Auschwitz, come altre nazionali hanno già programmato (notizia su DNews Roma, Repubblica Roma e altri giornali). Considerando le infiltrazioni neonaziste non rare nel tifo calcistico, mi sembra che la proposta di Zingaretti avrebbe forse un senso pedagogico importante, al di là dell’omaggio formale alle vittime.
E’ morto a Roma Rosario Bentivegna, il partigiano che fece esplodere la bomba di Via Rasella, da cui seguì poi la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Bentivegna ha sempre difeso la sua azione come un atto legittimo di guerra rivolto contro forze militari nemiche. (Dino Messina sul Corriere). Ha dichiarato il presidente della Comunità ebraica Pacifici: «E’ morto un eroe. Un eroe soprattutto per noi ebrei. E’ triste che in certi ambienti, alcuni malignamente sostengano che il non essersi costituito sia costato la vita a 335 italiani. La versione dei fatti fu un’altra: non ci fu il tempo per costituirsi perché la furia nazista colpì senza preavviso. In accordo con la famiglia organizzeremo una serata per ricordarlo e gli dedicheremo la piantumazione di alberi come dalla nostra tradizione» (Bruno Gravagnuolo sull’Unità).
Sul piano internazionale, in Egitto i Fratelli Musulmani contraddicendo un impegno preso al momento delle elezioni parlamentari, hanno candidato un loro uomo alla carica di presidente della repubblica, ipotecando il controllo anche di questa carica dopo parlamento e costituente: uno sviluppo molto preoccupante che salda una “dittatura della maggioranza” (El Baradei): una maggioranza integralista, antisraeliana e religiosamente intollerante, tanto che anche i Copti (gli egiziani originari di religione cristiana, il 10% del paese) si sono ritirati dalla Costituente per protesta (Geninazzi e Zoja su “Avvenire”). Per quanto riguarda gli esiti della strage di Tolosa, il presidente Sarkozy ha espulso altri tre iman estremisti (notizia sul Giornale). Sul Corriere Ian Boruma si produce in un’analisi contortissima delle cause della strage, rifiutando l’ignobile giustificazione di Tarik Ramadan per cui l’assassino sarebbe un bravo ragazzo esasperato dalla mancata integrazione, ma anche la linea seguita da Sarkozy sulla pericolosità dell’islamismo radicale, che sarebbe per Buruma solo un pretesto del crimine, accostato senza differenze a quello di Oslo. Alla fine di questa riflessione molto liberal, vi è però una conclusione poverissima: sia ad Oslo che a Tolosa si tratterebbe di follia, cioè in definitiva di un atto senza colpa, senza responsabilità, che non richiede azioni politiche. Dove si dimostra l’impotenza del politically correct che rifiuta di appoggiare le vittime dell’islamismo per paura dello scontro di civiltà. Buruma del resto ha una tradizione in questo senso, avendo per esempio rifiutato a suo tempo solidarietà alla deputata olandese di origine somala perseguitata dagli islamisti per apostasia.

Ugo Volli