Voci a confronto

Nessuna notizia su Israele e l’ebraismo italiano, oggi e pochi articoli significativi sulla rassegna stampa di oggi. Fanno eccezione gli echi del respingimento dell’ennesima provocazione antisionista da parte di Israele. Ne parlano Michele Giorgio sul Manifesto e Umberto De Giovannangeli sull’Unità con due articoli molto simili nel contenuto e con un paragrafo così identico da far sospettare la scopiazzatura: entrambi lamentano il rimpatrio di quattro “pacifisti” italiani sfuggiti alla rete preventiva che ha tenuto la maggior parte dei provocatori fuori dagli arerei che avevano prenotato e mettono in rilievo l’episodio poco chiaro di un ufficiale israeliano che si vede in un video colpire un manifestante col calcio del suo fucile, a quanto pare dopo aver subito la frattura di due dita della mano per una bastonata di costui. Non compare invece negli articoli la menzione del manifestante armato di coltello in stile Mavi Marmara che è girata largamente in Internet (per esempio qui: http://www.youtube.com/watch?v=Z2opRx5ADEU&feature=youtu.be ). Da leggere invece con molto gusto sul Foglio, per chi non l’avesse già vista, la letterina firmata da Netanyahu distribuita ai manifestanti, con l’invito a visitare la Siria, se vogliono davvero protestare contro la violazione dei diritti umani. Da registrare infine un pessimo articolo di Luciano Neri su Europa (che per chi non lo sapesse è organo di un’ala del PD), il cui titolo è tutto un programma: “Non sparate su Gunter Grass”, con le solite inversioni dei fatti: se Israele è isolato la colpa non è di chi cerca di distruggerlo da sessant’anni e passa, ma della sua dirigenza, a partire da Ben Gurion, che non ha creduto nella pace, per il bene di Israele bisogna costringerlo a cambiare atteggiamento ecc. ecc. Rimarcabile che il ragionamento si appoggi sulle citazioni di un libro di A. Burg, già esponente del Partito Laburista, un po’ come Giorgio e di Giannantonio si appoggiano su un articolo di “Haaretz”: del come i nemici di Israele usino le voci “critiche” del mondo ebraico, o piuttosto le voci “critiche”, che non hanno nessuna credibilità nell’elettorato israeliano, cerchino di contare qualcosa attraverso l’aiuto dei nemici di Israele.

Ugo Volli