Voci a confronto

Poche righe, stringate, per una domenica che non riserva nulla di particolarmente interessante, né tanto meno di fascinoso, per quelli che sono gli argomenti propri alla nostra rassegna. Qualche richiamo, quindi, su quanto ci è offerto dalla stampa nazionale, spigolando tra le diverse testate. Da leggere l’articolo di Francesca Paci, per la Stampa , dedicato alla mancanza di humor nel mondo arabo. Non ci sorprende – fosse altrimenti non staremmo qua a fare la conta quotidiana dei morti – ma ci dice, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che laddove non si sa ridere di sé non resta che piangere, e lacrime molto amare. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso l’invio di trecento osservatori disarmati (non avrebbe potuto essere altrimenti) in Siria. Prendiamo una pausa di sospiro ma anche di sbadiglio. Così la Stampa , il Corriere della Sera , Luca Geronico su Avvenire e, infine, il Giornale . Della necessità, così della sostanziale inutilità, di tale iniziativa, che è proposta dopo il fallimento di altre attività similari, prendono aprioristicamente atto un po’ tutti, a partire dagli americani. Non ne verrà fuori nulla, benché sarebbe ancora peggio fingere che il problema siriano non sussista, per il semplice motivo che esiste una sproporzione incolmabile tra natura della crisi che il paese vive e la conclamata inettitudine della comunità internazionale. Tema, quest’ultimo, che torna alla ribalta ancora una volta nel novero delle vicende che riguardano le relazioni internazionali e l’inefficacia delle misure assunte dagli organismi sovranazionali. soprattutto quando queste ultime dovrebbero avere un diretto impatto politico sui singoli Stati. Se si vuole assistere ad un siparietto di surrealtà si legga l’intervista di Stefano Zaino, su la Repubblica , all’immarcescibile Jean Todt (un uomo, una comica: l’alter ego milionario di Alvaro Vitali), presidente della Consiglio mondiale della Federazione internazionale dell’automobile (ullallà!), che biascica parole come “democrazia”, “politica” e “sport” (la terza è la più falsa di tutte in bocca all’intervistato) nel merito del gran premio del Bahrein. Quale sia la situazione in cui questo evento del World Business va ad inserirsi lo racconta Alberto Stabile sulla medesima testata . Il richiamo, con una recensione breve ma chiara, al tema dell’identità ebraica nei suoi diversi filoni, è quello fornitoci da Giulio Busi sul Sole 24 Ore che commenta un volume di riflessione sulle scrittici israeliane che dagli anni Ottanta in poi hanno occupato, perlopiù in felici traduzioni, gli scaffali delle nostre librerie. Sempre sul versante culturale, la rubrica AlefBet di Daria Gorodisky per il Corriere della Sera concentra l’attenzione del lettore sulla lingua yiddish, che è la parlata meticcia per eccellenza e, come tale, quella più autentica.

Claudio Vercelli