Ferrara – Realtà, percezione e duro confronto

Realtà dell’ebraismo italiano, percezione del mondo ebraico nei media, Israele. Si è snodato attorno a questi temi l’incontro sulle questioni ebraiche che ieri, nella seconda giornata della Festa del libro ebraico a Ferrara, ha riempito di folla il cortile d’onore del Castello estense. Stefano Jesurum (Corriere della sera), Enrico Mentana (La 7), Sergio Romano (editorialista Corriere della sera) e Riccardo Calimani (presidente della Fondazione Meis) ne hanno discusso in un dibattito moderato dal giornalista Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un appuntamento affollato di pubblico che ha rilanciato in un confronto sempre corretto, ma a tratti molto aspro, questioni di grande rilievo.
Vitale ha esordito senza fare sconti e mettendo impietosamente in fila una impressionante e ossessiva serie di affermazioni tratte dagli stessi scritti dell’ambasciatore Romano. “Gli ebrei – ha detto – a suo dire sarebbero importanti, perché stanno sempre sul giornale; sarebbero influenti, tanto da intimidire la Chiesa cattolica e fermare i processi di canonizzazione; sarebbero ricchi, anche grazie agli indennizzi che seguirono la Shoah; sarebbero dinamici, perché gestirebbero i mestieri più innovativi; sarebbero autorevoli, perché dispongono di una inquisizione autorizzata a controllare il tasso di antisemitismo e sarebbero privilegiati, perché godono vantaggi spinti fino alle estreme conseguenze”. “Fin qui – ha ironizzato Vitale – per noi dunque solo buone notizie. Ma dove mi sembra di vedere un errore evidente è la sua concezione secondo la quale gli ebrei sarebbero anche unanimi. Le posso garantire, ambasciatore, che non è così. Il nostro è un mondo caratterizzato da un libero dibattito e da molte differenze interne”.
Romano ha preferito evitare le domande rivoltegli, ripiegando invece sulle sue opinioni riguardo al conflitto mediorientale. “È vero che critico spesso Israele e vorrei spiegarne il perché”. “Quando nacque – ha continuato – ci sembrava di essere davanti a un nuovo affascinante Risorgimento, ma oggi questa non è la stessa Israele”. Romano ha quindi rimarcato un certo “disagio davanti a un Israele in cui non è mai cessata l’espansione coloniale” e che oggi gli sembra proporsi come “una democrazia solo quanto lo era la Gran Bretagna coloniale”.
Immediata e chiara la reazione degli altri relatori. “Non si può risolvere la questione del Medio Oriente in una battuta – ha detto Riccardo Calimani – né confondere governo, stato e popolo” è facile attaccare Israele ma ci sarebbero tante cose da dire anche sul resto del mondo, per esempio la Siria”. “Oggi – ha detto Stefano Jesurum – dimostriamo di nuovo dove sta l’errore, siamo qui per parlare d’ebraismo e parliamo di Medio oriente e di Stati mentre in realtà di Medio Oriente sappiamo poco e sappiamo pochissimo di Israele e quasi nulla di ebraismo”. “Israele – ha concluso – è uno stato democratico, uno stato bizzarro in cui non c’è la Costituzione e dove le leggi religiose influenzano in parte quelle civili ma dove un forte pragmatismo fa sì che si sia all’avanguardia in tanti campi”.
Quanto alla percezione distorta del mondo ebraico da parte di giornali e televisioni, Vitale ha ricordato come alla base di una pericolosa e strumentale sovraesposizione “vi sia un sistema aperto di pensiero e una serie di contraddizioni che vengono utilizzate per fare audience”. “Non è vero che sui media si parla troppo di Israele e di ebrei – ha replicato Enrico Mentana – c’è invece un’ipersensibilità delle comunità ebraiche su questi temi”. Quanto al presunto “Risorgimento mancato” d’Israele citato da Romano, ha chiarito, “forse il progresso verso la democrazia non è stato rettilineo, ma l’evoluzione degli stati non è sempre lineare” e certo nel contesto di Israele ha pesato la schiacciante minaccia dello scenario politico e storico circostante.
Altrettanto difficile appare raccontare la realtà ebraica italiana. “L’ebraismo italiano – ha affermato Jesurum – è piccolo, conta poco ed è estremamente contraddittorio e ciò non gioca a favore di una corretta rappresentazione. Inoltre non si deve dimenticare che l’Italia è forse il paese che meno ha fatto i conti con il suo passato. Anche per questo è necessario venga colto appieno il paradigma di una comunità ebraica che è in grado di integrarsi molto bene nella società”.
Non sono mancati infine gli accenni al tema della Memoria. Vitale ha domandato ragione a Romano della sua affermazione riferita agli indennizzi che seguirono la Shoah secondo cui “oggi, apparentemente, la ‘giustizia’ conta più della politica”. L’ambasciatore si è affrettato a specificare che il suo bersaglio non era la giustizia, ma il sistema giudiziario continuando a insistere su una sorta di “vittimismo” da parte ebraica. Calimani: “ciò che accadde in Europa ha traumatizzato il popolo ebraico, e di ciò gli ebrei non possono essere colpevolizzati”.
A suggellare infine l’incontro, lo spunto di Mentana: “L’ebraismo è una declinazione bellissima della cultura occidentale e italiana. Cerchiamo d’ora in poi di concentrarci e di lavorare su questo aspetto”.
La Festa del libro ebraico prosegue oggi con una serie di appuntamenti di grande interesse. Ad aprire la mattinata, un incontro al ridotto del Teatro comunale dedicato al medico ferrarese Elia Rossi Bey cui ha partecipato fra gli altri il presidente dell’Associazione medici ebrei e Consigliere UCEI Giorgio Mortara.

Daniela Gross – twitter @dgrossmoked