Voci a confronto

Oggi non sono usciti i giornali nazionali e quindi c’è il tempo per leggere con maggiore cura la stampa estera. Particolarmente degna di attenzione mi sembra una intervista al professor Johan Galtung di Ofer Aderet su Haaretz. Influente personaggio nel mondo accademico norvegese e autore prolifico egli è, in particolare, il fondatore di una disciplina che si occupa “degli studi sulla pace e della ricerca della soluzione dei conflitti”. Partendo dall’osservazione di una coincidenza cronologica – il 22 luglio, data della strage di Breivik e dell’attentato al King David nel 1946 – Galtung sviluppa tutto un “ragionamento” in cui lega lo strapotere ebraico in Germania fra le due guerre (sic!), causa prima dell’antisemitismo, allo strapotere attuale, col 96% (sic!) dei media controllati da ebrei che impediscono qualunque critica a Israele (sic!). A confutarlo – se davvero valesse la pena di confutare un simile fabbricante di favole antisemite – basterebbero le quotidiane sceneggiate di giornalisti e personaggi di ogni sorta, fra cui Sergio Romano ed Enrico Mentana che l’altro giorno hanno dato il meglio di sé a Ferrara. Seguono alcuni saggi suggerimenti, quali la lettura dei Protocolli e un’attenta valutazione dei legami fra Israele e i vari dittatori arabi. Ancora una volta, dopo aver letto queste parole, e pensando alle lezioni che tiene all’università, mi permetto, nuovamente, di chiedere: dove vai, Europa? Particolarmente a proposito giunge l’articolo di Giulio Meotti pubblicato in inglese su Ynetnews sull’analogia fra i boicottaggi messi in atto in Europa all’epoca del nazi-fascismo e quanto viene riproposto oggi nelle università scandinave come nei fondi pensione olandesi, nei sindacati inglesi come nelle Coop italiane, in alcune aziende tedesche come nelle istituzioni culturali belghe. Netanyahu, colpito dalla recente morte del padre, già persona vicinissima a Jabotinsky, deceduto all’età di 102 anni, continua l’attività politica da casa sua e si riserva di indire nuove elezioni a breve (Figaro); al momento infatti la sua posizione appare inattaccabile per gli altri partiti, e preferisce quindi cogliere il momento favorevole per rinforzare la posizione del Likud sia in vista di tagli da effettuare a breve nelle spese per i servizi sociali, sia di fronte ad un Obama che, dopo la probabile rielezione, continuerà ad essere ambiguo vis à vis dell’Iran e severo con Israele per quanto riguarda i rapporti con i palestinesi. Il TG Jerusalemnoline di questa notte annuncia, oltre alle dimissioni di Tsipi Livni dalla Knesset, anche le recenti dichiarazioni di Yair Lapid, noto opinionista israeliano destinato a entrare nella politica attiva con le prossime elezioni; entrambi spiegano le proprie mosse con l’intenzione di ostacolare i movimenti ultraortodossi che lo stesso Netanyahu pensa, in qualche modo, di frenare, riducendone il peso politico attuale. Molto spesso si sente pronunciare o si legge, accanto al nome della persona della quale si parla, la parola “ebreo”; è sicuramente una brutta realtà sulla quale urge una attenta riflessione, e giustamente in Francia, come scrive El Pais di oggi, Google è stata portata in giudizio per rispondere di ciò. Possiamo solo augurarci che tale processo abbia un’ampia risonanza in tutti i paesi (Italia compresa), anche se nutriamo forti dubbi sulle possibilità che questo accada. Si sente parlare da sempre del problema dell’acqua in Israele, e questo documento, uscito ieri su un blog, riporta dati importanti per chiunque si interessi dell’argomento, politico e non solo tecnico. Infine, ancora dal TG Jerusalemonline, apprendiamo che una gara internazionale di canottaggio per portatori di handicap, svoltasi ieri in Italia, è stata vinta da un’atleta israeliana. Al momento della premiazione gli organizzatori hanno dovuto far vedere al pubblico di non aver pensato a procurarsi la registrazione dell’Hatikva; nel TG si vede pertanto la vincitrice che, seduta sulla sua carrozzella, intona l’inno israeliano accompagnata dai pochi presenti che lo conoscevano. Non è accettabile che queste cose succedano in una gara internazionale, ma possiamo stare certi che nessun giornale di casa nostra ne parlerà; al momento neppure la rete, solitamente informata di tutto, ne fa cenno.

Emanuel Segre Amar