Yom HaTorah – Un giorno di festa per studiare ogni giorno

Prende il via domenica 20 maggio la prima edizione dello Yom HaTorah, la giornata di studio della Torah promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in tutto il paese. Numerose le sfide, molti i protagonisti della vita ebraica in Italia e nel mondo che si confronteranno con gli iscritti alle varie Comunità per un’iniziativa che vuole essere un ponte di sensibilizzazione verso una maggiore conoscenza delle proprie radici storiche, culturali e religiose. “Il messaggio che vogliamo mandare – spiega l’assessore UCEI referente del progetto Settimio Pavoncello – è quello dello studio come un’attività per tutti, non riservato solo a una cerchia di professionisti. Un’attività che venga portata avanti tutto l’anno, come un’orchestra che accorda gli strumenti musicali per preparare il concerto”.

Yom HaTorah – Alex: Il mio studio

Una giornata che comincia presto, prima delle cinque. Con sei bambini e un ufficio da mandare avanti può essere naturale. Specialmente se si aggiunge un’altra esigenza imprescindibile per Alex Haddad, imprenditore nel settore orafo: lo studio della Torah. Un’attività quotidiana che occupa ben più dei ritagli di tempo. Perché costituisce lo scopo ultimo della giornata. “Partecipo sempre al primo minian del mattino del tempio Josef Tehillot. Ma arrivo sempre prima dell’inizio della Tefillah per studiare un po’”, racconta. Poi inizia la giornata: ci sono i bambini da portare a scuola, l’ufficio nel centro di Milano da gestire, i mille impegni. Ma quelle ore di studio quotidiano riempiono di contenuto la giornata, le discussioni con il socio Victor, con gli amici, con la famiglia. L’ufficio del signor Haddad chiude alle 18 per permettergli di studiare fino alla preghiera di Arvit. “Poi la sera, il più spesso possibile, mi siedo con mio figlio di 12 anni ad approfondire una pagina di Ghemarah che io stesso non conosco, in modo che tra noi si crei non un confronto tra maestro e allievo, ma una havrutah. Non c’è nulla di meglio per rinsaldare il rapporto tra padre e figlio. Inoltre in casa non abbiamo la televisione, e ci sono tanti momenti in cui ci ritroviamo tutti insieme attorno al tavolo con un libro in mano. Nel mio piccolo, penso che questo sia il vero modo di vivere la Torah, senza relegarla a un unico momento della settimana, ma trasformandola in qualcosa di costante”.
Studiare autonomamente però non è facile, specie all’inizio. “A partire dal bar mitzvah, ho sempre cercato di studiare con assiduità – spiega Haddad – Tuttavia non ho mai frequentato una Yeshivah che mi desse un metodo e una base generale. Poi qualche anno fa ha iniziato a venire tutti i giovedì sera al Josef Tehillot il rav Eli Maknouz di Lione. Lui ci ha insegnato un metodo. Da allora tutte le settimane ci assegna una pagina di Ghemarah da preparare per la lezione successiva. Questo tipo di studio dà grande soddisfazione. Certo siamo facilitati anche dal fatto che al tempio c’è una biblioteca fornitissima, e un kollel, un gruppo di persone che passa le giornate a studiare, sempre a disposizione per discutere e chiarire i dubbi”. Poi il giorno principe da dedicare allo studio resta naturalmente lo Shabbat, mattina e pomeriggio, genitori e bambini insieme.
“La cosa importante – ci tiene a sottolineare Alex Haddad – è sentire lo studio come qualcosa di proprio, seguire un programma, prendere appunti, segnarsi le domande. E arrivare al momento in cui anche il caffè con un amico diventa l’occasione per confrontarsi, per scoprire cosa di nuovo si è imparato quel giorno”.

Pagine Ebraiche maggio 2012