Voci a confronto
L’evento più atteso della settimana sono le elezioni presidenziali egiziane e in esse, come scrive Le Figaro, le relazioni con Israele sono uno dei temi principali della campagna: non perché vi sia disaccordo sulla posizione da prendere, ma perché i candidati fanno a gara a chi sarà percepito come il più antisraeliano, colui che più “odierà Israele”, come scrive Carlo Panella su Libero. Probabilmente tutti si rendono conto di quel che ammette il “laico” Amr Mussa, che cioè l’esercito non è pronto per un confronto (Cicardi sul Fatto), ma tutti pensano che il posizionamento come nemici di Israele sia necessario per prevalere – il che la dice lunga sulla volontà di pace emersa dalla “primavera”. Del resto è chiaro che i sommovimenti mediorientali non sono affatto finiti: per esempio c’è stato un kamikaze in Yemen con cento morti (Alberizzi sul Corriere) ormai sembra probabile che il Libano sia risucchiato nel conflitto siriano ripiombando nel suo vecchio incubo della guerra civile (Giorgio sul Manifesto, notizia su Repubblica). Inutile dire che in queste condizioni l’attenzione israeliana debba andare alla politica internazionale e soprattutto all’ombra dell’Iran, che cerca di tirare le fila del disordine e continua a lavorare per armarsi della bomba atomica. E’ per questo fatto e non per ostinazione o mania (come suggerisce implicitamente Scuto su Repubblica) che Netanyahu mette al centro della sua azione politica la minaccia l’Iran.
Fra le altre notizie, Il Foglio segnala un grande raduno charedì in uno stadio di New York per segnalare i pericoli del web, Il Tempo parla dell’erezione di una barriera di sicurezza al confine fra Israele ed Egitto per bloccare il contrabbando (di armi, di terrorrismo, di clandestini ecc.), come se fosse una cosa strana una divisione lungo un confine internazionale riconosciuto; e sempre Il Tempo dà notizia di uno spettacolo dedicato alla figura dello scrittore ebreo austriaco, tragicamente scomparso mentre era in fuga dalla Shoah in Sudamerica.
Ugo Volli