Qui Trieste – I 100 anni della sinagoga

Giornata di festa oggi a Trieste per i cento anni della sinagoga, una delle più grandi e gloriose d’Europa. Per celebrare l’evento un calendario di iniziative che coniugano storia, memoria e contemporaneo.Momenti dedicati all’ebraismo triestino e nazionale e alla cittadinanza, nel segno del dialogo con la società che sempre ha contraddistinto gli ebrei giuliani.


100 anni del Tempio, l’omaggio internazionale dei Chazanim

“Nella nostra liturgia c’è qualcosa di unico. Durante la settimana preghiamo secondo il rito sefardita, il sabato e le feste passiamo invece a quello
askenazita. Cent’anni fa fu un modo per convogliare gli ebrei triestini, di provenienze diverse, nella sinagoga appena edificata. Oggi questa necessità forse non c’è più. Ma è una nostra peculiarità divenuta minhag: per noi è giusto e doveroso continuare”. Jacky Belleli, assessore al Culto della Comunità ebraica di Trieste, spiega così le ragioni dell’evento con cui domenica primo luglio si celebrerà il primo secolo di vita del Tempio. Belleli e gli altri organizzatori della manifestazione, tra cui Ariel Camerini, Shai Misan, Davide Casali e tantissimi iscritti (la scelta è stata infatti quella di coinvolgere al massimo la Comunità), hanno infatti voluto far rivivere le tradizioni liturgiche in una serata particolare. A celebrare la giornata saranno dunque sei Hazanim che intoneranno le arie tradizionali nel monumentale complesso che cent’anni fa riunì in un’unica sinagoga gli ebrei fino allora dispersi in quattro Schole disseminate nella città. Parteciperanno Shai Misan di Trieste; Shmuel Barzilai di Vienna; Malach Kaufman di Verona; Ville Lignell di Linz; rav Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, di Milano, e Nathan Neumann di Trieste. Un parterre internazionale, che ripropone quel melting pot che nella storia ha sempre caratterizzato il mondo ebraico triestino. “Non sarà una semplice esibizione canora – dice Belleli – ma un momento che ricorderà più possibile le atmosfere di una nostra Tefillah. Saremmo felici se la città volesse partecipare e sentirsi un po’ parte della nostra Comunità”. “Si tratta di un evento importante a cui stiamo lavorando da tempo – sottolinea Alessandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste – La speranza è di poter festeggiare con gioia questo momento storico insieme agli iscritti, ai correligionari di tutt’Italia e alla città: per ricordare il passato e guardare al futuro”. A precedere l’esibizione, alle 19, un tuffo nelle sfide dell’oggi con la consegna del premio “Il rosone del Tempio” nello storico Caffè San Marco, vicino la sinagoga. Un riconoscimento, istituito proprio quest’anno, voluto dalla Fondazione Stock Weinberg per la coesistenza tra i popoli in collaborazione con la Comunità ebraica di Trieste che vuole premiare quanti si prodigano nel nome della pace e dei diritti dell’uomo. Nel corso della premiazione si esibirà il coro Kol HaTikvah diretto da Marco Podda. Darsi appuntamento nel secolare Tempio significa anche festeggiare un certosino impegno di conservazione, restauro e messa a norma. Da tempo si lavora a preservare strutture e decorazioni che ormai mostrano i segni (e i danni dell’età): un lavoro molto impegnativo oltre che oneroso, spiega Ariel Camerini, assessore agli Immobili della Comunità. Le dimensioni della struttura sono notevoli, inevitabile dunque procedere per spezzoni. “L’ultimo periodo – racconta Camerini – è stato dedicato all’abside, che risultava fortemente intaccato dall’umidità. Si è proceduto alla sigillatura dei vetri e della struttura metallica che li contiene oltre che delle fessure della facciata. Si è infine apposto un protettivo di ultima generazione utilizzando all’interno impacchi per deumidificare e desalinizzare”. Si sono inoltre rivestite in lamiera le due cupole procedendo inoltre a una serie d’interventi: dal rifacimento dei bagni alla sistemazione dei pavimenti, dalla pulizia dei portali nell’atrio a quella delle decorazioni a lato dell’Aron haKodesh. Un lavoro minuzioso, per giungere ben preparati all’appuntamento con il centenario. Poi si dovrà pensare ad altre mille scadenze. Ma intanto la Comunità di Trieste festeggia la sua storica sinagoga.

Daniela Gross, Italia Ebraica luglio 2012

Quelle pietre maestose che ci impongono di lavorare per la continuità

In occasione di compleanni che rappresentano una pietra miliare, come quelli “tondi”, capita di guardarsi indietro. Questo mio intervento vuole proprio analizzare, con occhio critico, le scelte che portarono alla costruzione di una sinagoga monumentale come quella di Trieste e le “criticità” ebraiche in essa contenute. Agli occhi dell’ebreo religioso che mette piede nella sinagoga maggiore di Trieste, ma lo stesso si può dire per altre sinagoghe italiane, risulta sicuramente anomala la presenza di un grande organo, di uno spazio per un coro, l’assenza di una Tevah centrale nonché la disposizione dei banchi, tutti orientati verso l’Aron haKodesh. Tutte caratteristiche legate alla storia della Comunità ebraica triestina. Dal 1848 in poi a Trieste, come in diverse altre città europee, molte famiglie decisero di far frequentare ai loro figli le scuole pubbliche, una scelta che facilitò di molto i contatti con la società maggioritaria, cosa fino allora inusuale. La scuola ebraica, abbandonata dalle famiglie più benestanti venne definitivamente vista come un istituto riservato ai più poveri. Quest’allontanamento dallo studio della Torah, come si legge dalle memorie di illustri ebrei triestini come Marco Besso, portò a vedere l’ebraismo, o almeno le regole ebraiche, come un retaggio dei tempi passati, una cosa vissuta nella casa dei nonni e già più blandamente in quella dei genitori per poi quasi sparire nella propria. Questa veloce integrazione si spinse tristemente in parecchi casi fino ai limiti massimi dell’assimilazione e dell’apostasia. Negli anni ’70 dell’Ottocento la Comunità visse un periodo di dibattito molto serrato circa la possibilità d’introduzione di un organo all’interno della sinagoga. A quegli anni risale anche la prima idea di costruire un nuovo luogo di culto in uno spazio molto lontano dall’area dell’ex ghetto cittadino che rappresentava, nell’inconscio ebraico, lo spettro delle segregazioni e restrizioni a cui nei secoli il popolo ebraico fu sottoposto. Una sinagoga monumentale quindi degna dell’importanza raggiunta dagli ebrei in città e nel resto d’Europa. L’introduzione di un organo all’interno di una sinagoga era stata la fonte di grossissimi dissapori e spaccature nel 1872 all’interno della Comunità ebraica della capitale, Vienna. Alla luce di questi dissapori la comunità triestina decise di rivolgersi al rabbino capo di Modena rav Jona il quale si espresse con parere favorevole integrando la sua risposta con un elogio delle conquiste civili ottenute durante il periodo dell’emancipazione che, secondo il rav, avrebbero permesso di adottare nuove forme rituali fino allora proibite. La sinagoga divenne sempre più un mero luogo di culto perdendo tutta la sua fisionomia anche di luogo d’incontro e di studio. Gli ebrei europei in quegli anni ebbero finalmente l’opportunità di rivendicare di fronte al culto maggioritario le pari opportunità della tradizione religiosa ebraica che, per la prima volta, usciva dopo secoli di segregazione. La “libertà” raggiunta nella vita sociale e il desiderio sempre maggiore di emancipazione portarono a desiderare luoghi di culto maestosi come quelli della fede maggioritaria sul territorio, anche l’architettura interna ne risentì, lo spostamento dei banchi e la sparizione della Tevah centrale, cosa presente in tutte le sinagoghe di Cittavecchia (abbattute in ottemperanza al piano regolatore dal regime fascista negli anni ’30) rappresentò una sparizione delle diversità architettoniche tra sinagoghe e chiese. Oggi, in occasione dell’importante anniversario di questo nostro “Tempio” ritengo che, ben consci delle ragioni storiche e culturali che portarono alla sua costruzione e alla sua struttura dobbiamo lavorare uniti per un futuro in cui il senso identitario e il rispetto delle nostre tradizioni sia il garante della nostra sopravvivenza e porti la Comunità di Trieste a festeggiare anche il traguardo dei 200 anni con una Comunità numericamente ragguardevole e con un ebraismo vitale e reattivo.

Mauro Tabor, Italia Ebraica luglio 2012

PROGRAMMA CELEBRAZIONI CENTENARIO SINAGOGA

Caffé San Marco ore 16.30
Premio il Rosone Del Tempio
Nella sala dello storico caffè San Marco, il Premio internazionale “Rosone del Tempio”, indetto dalla Fondazione Stock Weinberg per la coesistenza tra i popoli, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Trieste, da attribuire a persone o istituzioni, che abbiano operato o operino in modo importante al progresso e al benessere dell’umanità e del popolo ebraico. Il Premio ha carattere morale, non di emolumento economico, e prevede l’iscrizione del premiato nel Registro secolare che verrà tenuto a tale scopo.
Comitato d’onore:
Avv. Giovanni Gabrielli
Prof.ssa Fiorella Kostoris
Avv. Liliane Lwow-Maier
Dott. Shai Misan
On. Fiamma Nirenstein
Dott. Mario Po’
Dott. Giorgio Pressburger
Sig. Alessandro Salonichio
Concerto “Coro Kol Ha-Tikvà”
Maestro Marco Podda
I. Erev shel shoshanim
(Yoisef Hadar – Moshe Dor)
II. Yerushalaym Shel Zahav
(N. Shemer)
III. Shivchei Maoz
(N. Shemer)
IV. El hageshem
(Canto popolare – N. Har-Tsion)
V. Be’erets ahavati
(M. Amarillo – L. Goldberg)
Tempio Israelitico di Trieste ore 18.00
Discorso Itzhak David Margalit, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Trieste
Discorso di Roberto Cosolini, Sindaco della città di Trieste
Discorso di Alessandro Salonichio, Presidente della Comunità Ebraica di Trieste
Consegna del premio “Il Rosone del Tempio”
1.Ossè shalom bimromav
Tutti i cantori
– Quadro I –
II. Ahavat olam
Malach Kaufman
III. Mimkomcha
Ville Lignell
IV. Dachò dechitani
Neumann Nathan
V. Elu dvarim
Shmuel Barzilai
– Quadro II –
VI. Ibane
Shai Misan
VII. Halleluya
Elia Ricchetti e coro di cantori
VIII. Veal kulam
Neumann Nathan
IX. Ani maamin
Malach Kaufman
– Quadro IIIX.
Eli eli
Shai Misan
XI. Kol dodì
Shmuel Barzilai
XII. Estecha
Elia Richetti
– Quadro IV –
XIII. Areshet shefateinu
tutti i cantori
XIV. Avinu malkenu
Ville Lignell
XV. Ose shalom bimromav
tutti i cantori con strumenti
Cantori
Shmuel Barzilai (Vienna)
Malach Kaufman (Verona)
Ville Lignell (Linz)
Shai Misan (Trieste)
Nathan Neumann (Trieste)
Rav. Elia Richetti (Milano)
Musicisti
Davide Casali (clarinetto e organo)
Daniel Chaim (violino)
Federico Monti (pianoforte)
Riccardo Morpurgo (pianoforte)
Samuele Orlando (Organo)
Ennio Silvestri (pianoforte)
Attori
Xenia Bevitori
Laura Lazzaretti
Igor Tercon

Igor Tercon (Maestro Cerimoniere)