Graziani e i conti che non tornano
A oltre due mesi dall’esplosione della polemica, anche gli ebrei italiani protestano per il monumento a Rodolfo Graziani, il “macellaio d’Etiopia”, eretto in un parco pubblico ad Affile (Roma). Riccardo Pacifici, ieri a Majdanek, ha affermato che non si può tollerare la celebrazione di chi ha fatto deportare carabinieri e partigiani, e ha annunciato una protesta presso il sindaco del paesino insieme all’Unione delle comunità ebraiche. Anche Renata Polverini, dimissionaria sulla carta ma ancora feconda di progetti e iniziative, ha dichiarato che rimuoverebbe il monumento, ma che non può farlo.
Questa vicenda, a cui la stampa internazionale ha dedicato un’attenzione assai maggiore della nostra, è marginale e al tempo stesso emblematica da vari punti di vista: essa dimostra che l’Italia, a parte fasce ristrette, è tuttora poco propensa a fare i conti con la propria storia, soprattutto quella coloniale, e tende a derubricare fatti gravi come questo alla stregua del folclore locale; inoltre questa storia ci fa riflettere sull’urgenza di avere istituzioni che sappiano meglio controllare come spendono i soldi: è evidente, infatti, che tra le maglie larghe dello spreco pulviscolare finisce di tutto, dalla sagra alla vacanza dell’onorevole, dalla cena elettorale ai manifesti, dal monumento fascista alla festa suiniforme.
Infine esiste un problema educativo. Ieri mattina una trentina di giovani neofascisti, a quanto pare affiliati a Casa Pound, ha fatto irruzione in una scuola romana seminando un po’ di paura e qualche danno. Un blitz dalle conseguenze non gravi, ma dal potenziale evocativo e dimostrativo enorme. In tempi di crisi economica e in un’epoca di cui fatichiamo a comprendere il senso, minoranze organizzate e violente, dotate di una strumentazione ideologica semplificata ed estremista, possono acquisire un peso sproporzionato e mietere consensi. Tanto più se coccolate irresponsabilmente da alcuni partiti. Se vogliamo evitarlo, occorre tenere alta la guardia e fare uno sforzo notevole: ridefinire una piattaforma di valori che ci unisca come cittadini e come persone.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas – twitter @tobiazevi