La Banda Stern e le strane pieghe del tempo

Le scene si susseguono a ritmo serrato e la storia obbliga il lettore a sfogliare una pagina dopo l’altra, col fiato sospeso. La banda Stern, di Luca Enoch e Claudio Stassi, può trovare concordi o meno, ma conoscere già la storia della formazione dei duri non toglie nulla al desiderio di arrivare dritti fino alla fine del fumetto. Nonostante l’argomento sia complesso e relativamente lontano nel tempo forse più adatto a libri di storia o di analisi della sua portata politica. Il milanese Enoch, nella postfazione intitolata Le “crepe” della storia, scrive: “Ci sono dei buchi nella Storia o, perlomeno, nella conoscenza che noi pensiamo di avere della Storia. Periodi poco conosciuti, misconosciuti o del tutto ignorati. E questo non per mancanza di fonti storiografiche o testimonianze dirette. Sono periodi che non ci interessano, che riteniamo non ci riguardino tanto sono lontani da noi nel tempo e nello spazio; periodi che ci imbarazzano, magari relativi a episodi poco edificanti del nostro passato nazionale, e dei quali accettiamo di buon grado la versione ufficiale, spesso autoassolutoria; periodi che ci spaventano o di cui ci vergogniamo e da cui ci teniamo ben lontani, senza alcun desiderio di approfondimento”. In questo caso è invece evidente come prima di scrivere la sceneggiatura ci sia stato un serio e approfondito lavoro di documentazione e di ricerca. Per usare ancora le parole di Enoch: “Non so a quale categoria appartenga la vicenda che ho voluto raccontare in queste pagine, ma di certo si trattava di un buco bello grosso nella mia conoscenza della Storia. Cosa c’era prima di Israele? Qual era la realtà storica della Palestina, prima e durante la Seconda guerra mondiale, che vide il genocidio degli ebrei europei? Fino al 1917 la regione si confondeva nel calderone dell’Impero Ottomano, senza una specifica identità. Come si è trasformata nel Paese che focalizza su di sé, quasi quotidianamente, l’attenzione mondiale da più di mezzo secolo?”. Non sono domande semplici, e non è sicuramente la storia del Lehi, acronimo di Lohamei Herut Israel, Combattenti per la libertà d’Israele, più comunemente nota come banda Stern che può rispondere a tutti questi interrogativi ma è interessante come i percorsi di questo gruppo combattente siano stati trattati dagli autori. Sul volume, oltre alla naturale curiosità di vedere come sia stato affrontato un argomento che definire spinoso è poco, pesano anche le perplessità sulla scelta di raccontare un episodio storico tramite il mezzo del graphic novel. Non tutti ritengono che il fumetto sia un mezzo valido per qualsiasi tipo di narrazione e sia che si tratti, come in questo caso, di fatti storici, che di giornalismo, forti dubbi vengono espressi anche dai grandi autori di fumetti. Vittorio Giardino, per esempio, ha affrontato l’argomento in maniera dura e esplicita lo scorso anno, durante la presentazione a Lucca Comics del dossier Comics & Jews 2011. Ha poi dichiarato recentemente che quando si tratta di fatti storici la cautela nel trattarli deve essere enorme. “È un lavoro che mi chiedo se non debba essere lasciato ai professionisti, agli storici, che hanno gli strumenti, le competenze, che si dedicano a verificare le fonti e che possono permettersi di dedicare anni ad un argomento, cosa che noi autori di fumetti spesso non possiamo o non vogliamo fare.” Parlando specificamente de La banda Stern ha poi aggiunto: “Non conosco il volume, non ho ancora avuto modo di leggerlo, certo è che il soggetto può dare adito a interpretazioni anche molto fuorvianti e il rischio che il lettore di un fumetto non sia veramente preparato e non sia in grado di distinguere la storia dalla narrazione è potenzialmente alto. Bisogna sempre ricordare che un fumetto non è un libro di storia e non bisogna prenderlo come tale.” Luca Enoch è noto fra i suoi colleghi per essere una persona seria, molto seria. Essere anche troppo serio è forse l’unica critica raccolta sul suo lavoro, con la spiegazione che “non si sentono il sudore e il sangue”. Di sangue invece in questo volume ne scorre parecchio, perché come ricorda Claudio Vercelli, nell’introduzione “Il gruppo raccoltosi intorno a Stern si muoveva invece secondo logiche diverse. Alla miscela tra diplomazia e forza sostituiva lo scontro diretto, considerando la mediazione una falsa via d’uscita dal controllo della potenza mandataria. Radice comune di questi fenomeni storici altrimenti molto diversi tra loro, era la considerazione della forza armata come fattore risolutivo del confronto tra opposti interessi e, nel medesimo tempo, come strumento educativo nella formazione di una nuova comunità nazionale”. Quasi una risposta quella di Luca Enoch, sempre nella postfazione: “Quando ho scelto di piegare la verita  storica all’esigenza del racconto, l’ho fatto solo a beneficio della fluidita  e della completezza del racconto. Sempre che ci sia riuscito”. Il fumetto non può raccontare tutta la storia, ma forse aprire nuovi interrogativi e esigenze di cercare.

Ada Treves – twitter – @atrevesmoked (Pagine Ebraiche)