…Edgeworth

Per contestare gli stereotipi antigiudaici del malvagio ebreo errante e del vendicativo usuraio Shylock creati dalla cultura cristiano-occidentale, Maria Edgeworth, un’intrepida irlandese, scrisse a inizio Ottocento un romanzo filosemita, ‘Harrington’, una perla più unica che rara nell’ampio panorama europeo della letteratura antisemita. Un romanzo che cerca di decostruire la lunga tradizione di luoghi comuni sull’ebreo per sostituirli con figure di ebrei benevoli, generosi, umani. Un impegno non semplice nell’Inghilterra che, dopo averli espulsi per quattro secoli, non riusciva a riconoscere agli ebrei il diritto all’uguaglianza e alla naturalizzazione. E a ben poco servirono l’epoca dei lumi e ‘Nathan il saggio’ di Lessing. ‘Harrington’ è allora un documento di raro valore storico oltre che una coraggiosa impresa letteraria. Ora pubblicato per la prima volta in italiano, a cura di Carla de Petris, da Belforte di Livorno. Dovrebbe leggerlo anche Beppe Grillo.

Dario Calimani, anglista