Antisemiti in Parlamento
E così, dopo la Grecia e l’Ungheria, un altro Paese europeo – molto più grande e importante – ospita, nel suo Parlamento, un partito (pardon, movimento) apertamente, violentemente antisemita. Un partito che ha raccolto addirittura il 25 per cento dei suffragi, e che, in ragione delle forti contrapposizioni tra le altre forze politiche, tiene in mano le sorti della legislatura e del Paese, giocando con gli altri soggetti politici, e con le istituzioni, come il gatto col topo.
Al suo indiscusso capo e padrone va riconosciuto il merito di avere sbriciolato le fasulle differenze tra antisemitismo e antisionismo, grazie a una retorica equamente, imparzialmente bilanciata, nelle sue furiose invettive, tra attacchi a Israele e attacchi agli ebrei “tout court”: così, se gli israeliani ammazzano i palestinesi “come in una tonnara”, e “l’Iran è nel mirino di Israele”, “gli ebrei dominano il mondo attraverso l’usura”; se “Israele col suo comportamento può far scoppiare la terza guerra mondiale”, Eichmann è stato cattivo, più o meno, come Romiti; se Le Brigate Rosse sono state finanziate dal Mossad, “a manovrare tutto sono gli ebrei americani”, il giornalista critico è “un verme ebreo” ecc. ecc. Un merito che condivide con i suoi seguaci, che brillano tutti per autonomia di giudizio, originalità di valutazione e spirito indipendente: le pagine Facebook dei disciplinati soldatini della nuova idea grondano di pensieri carini: Israele – citiamo a caso dalla silloge offerta da Fiamma Nirenstein sul Giornale dello scorso 6 marzo – è “uno stato canaglia, equiparabile alla Germania nazista”, “gli ebrei dominano il mondo con la finanza”, la Shoah è stata una conseguenza delle ruberie degli ebrei, Israele è “uno stato sanguinario, schiavista e razzista” ecc. ecc. (voci dissenzienti? zero). Dai neo-onorevoli sono subito cominciate a venire frasi di ammirazione verso il fascismo, e arriveranno presto – se non sono già arrivate, non so – altre perle di pensiero.
La perfetta distribuzione dei colpi – metà esatta contro Israele, l’altra metà contro tutti gli ebrei – non è certo casuale, ma funzionale all’idea di novità che il movimento intende rappresentare: prendersela solo contro gli ebrei potrebbe generare confusione con i piccoli partitini neonazisti, mentre concentrarsi contro Israele potrebbe far pensare a una replica dei centri sociali e dei gruppi pro-Flotilla. Tutta roba vecchia. Il movimento è nuovo, nuovissimo, ben diverso tanto dai primi quanto dai secondi, infinitamente più grande e potente. Rifiuta l’idea che l’antisemitismo e l’antisionismo debbano essere confinati negli angusti confini di questo o quel partito, essi devono essere patrimonio di tutti. Per questo, giustamente, il vastissimo consenso finora raggiunto appare ancora decisamente insufficiente: il 25% è solo l’inizio, l’obiettivo è il 100%. E’ un obiettivo raggiungibile, già qualcuno, in tempi non troppo lontani, ci era andato vicino. Il fatto che, in questo 100%, dovrebbe essere compresa anche l’esigua minoranza ebraica presente nel Paese, non costituirà certo un problema. Gli ebrei “si arrenderanno”.
L’Europa forse protesta? Figuriamoci. Lo fa esattamente come l’ha fatto nei confronti di Grecia e Ungheria. E gli altri partiti dello sfortunato Paese? Men che meno. Sono rosi dall’invidia, e lanciano al vincitore timide e imbarazzate “avance”, ricevendo in risposta la consueta dose di insulti.
Francesco Lucrezi, storico
(20 marzo 2013)