Voci a confronto

“Oggi, mentre assistiamo al crepuscolo della generazione che fondò Israele, voi – i giovani di Israele – dovete reclamare il futuro. Tocca a voi scrivere il prossimo capitolo della storia di questa grande nazione. Confido nel fatto che ci aiuterete a realizzare questa promessa e nutro la speranza che riusciremo ad attingere a quanto di meglio vi è in noi per vincere, dopo così tante guerre, la battaglia per la pace. E riparare questo mondo”. L’emozionante discorso pronunciato da Barack Obama a Gerusalemme, oggi riportato integralmente da Repubblica, è forse l’elemento più forte di questa storica missione mediorientale. Una missione a lungo attesa che segna un nuovo decisivo capitolo nelle relazioni tra Stati Uniti e Israele e nella strada, spesso intricata, dal processo di pace. Da leggere, sulla stampa italiana, le analisi di Maurizio Molinari sulla Stampa, Mario Platero sul Sole 24 ore e Fiamma Nirenstein sul Giornale.
Sport e tematiche ad esso affini preponderanti sulla nostra rassegna odierna. Il comunicato emesso dalla presidenza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in occasione della scomparsa di Pietro Mennea in cui si sottolinea l’impegno della ‘Freccia del sud’ per la memoria degli atleti israeliani trucidati a Monaco è ripreso, tra gli altri, da Tuttosport. “Con Pietro Mennea – afferma Gattegna – scompare non soltanto un campione dello sport ma anche una persona generosa, leale e onesta che questi valori, fondamento di un’esistenza memorabile, ha proiettato sulle piste di atletica e nella vita di tutti i giorni”. A Ginevra intanto, come riporta la Gazzetta dello Sport, fermo appello contro il razzismo pronunciato dal calciatore del Milan Kevin Prince Boateng, recente vittima di un episodio di discriminazione, alle Nazioni Unite. “Il razzismo non è materiale buono per History Channel. È qui, dappertutto e far finta di nulla non serve, perché non se ne può andare come un mal di testa. Il razzismo – ha spiegato Boateng – somiglia alla malaria, i mosquitos lo diffondono ovunque ci sia una folla. Allo stadio ci sono tanti giovani, qui fra noi ora ci sono ragazzini che non sanno nulla di questo, ma potrebbero essere contagiati. A Busto ho reagito in quel modo perché ero arrabbiato e stavo male, i miei compagni mi hanno seguito senza incertezze, e abbiamo dato un segnale forte. Non dico che sia la soluzione, ma ho voluto dare un segnale. Bisogna alzarsi e combattere”.
Sul Corriere Sergio Romano, interpellato da un lettore, interviene sulle scelte di Pio XII negli anni della Shoah. Nella sua riflessione emerge come Pacelli, di fronte a due nemici, probabilmente valutò il comunismo più insidioso del nazismo.