Ticketless – Storici grillini
Un pensiero amaro sul 25 aprile 2013. Come il movimento Cinque Stelle, così i libri sulle violenze partigiane dominano le prime pagine dei giornali. Grillo mi ricorda Pansa. I consensi grillini si devono alla cecità dei peggiori gruppi dirigenti della storia d’Italia, le tirature dei libri di Pansa alla cecità della storiografia di fronte al tema della violenza partigiana. Commentando il caso-Luzzatto, Guido Crainz (Repubblica 17.4.2013) elenca i passi avanti compiuti, però dimentica che ancora nel 1991, cioè quattro anni dopo la morte di Primo Levi, Claudio Pavone difendeva la tesi, alquanto ingenua, di una violenza “buona”, quella dei partigiani, da contrapporre alla violenza cattiva dei nazifascisti. In guerra la violenza non è mai né buona né cattiva. E’ violenza di guerra, punto e basta. Gli storici della Resistenza, negando il problema, hanno reso impetuoso il successo di Pansa. Luzzatto, che ha fiuto, cavalca l’onda, ma la differenza tra un romanziere e uno storico è che il romanziere è libero di inventare i fatti, mentre lo storico che si occupa di violenza partigiana è chiamato a distinguere. C’era la violenza per vendetta interna, per contrasto ideologico, quella che, come ricordavamo nello scorso Ticketless a proposito del libro di Capogreco, portò in Lunigiana all’eliminazione del partigiano Facio. C’era quella per futili motivi. Non sono comparabili, queste forme di violenza, alla violenza che, nelle prime settimane di attività partigiana, è stata determinata dalla insicurezza e dalla umana paura di essere denunciati. La paura portò la banda di Amay a eliminare due ragazzi che Luzzatto reputa innocenti senza essere capace di dimostrarlo.
Alberto Cavaglion
(24 aprile 2013)