Moked 5773 – Gli ebrei italiani davanti allo specchio
La prima sessione del Moked di primavera, dedicata alla presentazione della grande ricerca sociologica sulla condizione ebraica in Italia guidata dal professor Enzo Campelli, ha visto una grandissima partecipazione di pubblico. Nonostante qualche problema tecnico perdurato poi tutto il pomeriggio, che ha reso il discorso un poco più complesso da seguire, sono stati presentati alcuni dati significativi, per dare una prima idea dei contenuti del rapporto, composto di quasi 250 pagine, che verrà pubblicato nei prossimi mesi.
Come il professor Campelli ha già spiegato a Pagine Ebraiche (nel numero di maggio, in distribuzione in questi giorni, grande spazio è dedicato alla ricerca), il rapporto racconta cosa significhi sentirsi ebrei per gli iscritti alle comunità ebraiche italiane: “Il problema di quali siano le dimensioni, i territori, i codici e i significati del ‘sentirsi ebreo’ oggi, in un paese segnato da molti elementi di difficoltà ed altrettanti segni di trasformazione, ha attraversato, inevitabilmente, anche questa indagine, che lo ha esplorato innanzitutto con una domanda specifica. La percezione prevalente è fortemente centrata nei termini del radicamento e dell’appartenenza: a una comunità, a un popolo, alla storia familiare e a tradizioni che scandiscono la vita, i suoi ritmi e i suoi appuntamenti più carichi di significato. Comunità di vita, dunque, prima ancora che di idee e di principi: il richiamo ai valori morali e al sentimento religioso sembrano in effetti seguire questo fondamentale legame esistenziale, mentre il riferimento alla dimensione stretta dell’osservanza viene ancora dopo, per quanto – in pochissimi casi – come indicazione autonoma, isolata, sufficiente a se stessa.”
Sono molti i dati che inevitabilmente avranno delle ricadute sulle scelte e sulle decisioni che verranno prese nei prossimi anni da coloro che hanno l’onere e l’onore di guidare le comunità ebraiche italiane, ma il professore tiene molto a sottolineare, e ripete più volte nel corso del pomeriggio, che il compito di un ricercatore è quello di fornire informazioni precise, accurate e il più complete possibile, ma poi il passaggio alla valutazione dei risultati e al modo in cui potranno e dovranno influenzare il futuro è tutto nelle mani dei decisori.
Un dato notevole è la rilevazione di quelle che sono percepite come le principali difficoltà degli ebrei italiani. Sono state analizzate da diversi punti di vista, e la necessaria sintesi rischia di appiattire un risultato che è stato studiato nella sua complessità, ma alcuni dati emergono in maniera prepotente: lo scontento nei confronti della leadership sia politica che religiosa è notevole, e ai primi posti fra i motivi di divisione interna compaiono “Interessi personali, conflitti di potere e lobbies”. Seguiti da “Modi diversi di intendere l’ebraismo” – questo è un dato che ritorna spesso e che viene articolato in diverse maniere – e da “Dissidi di natura politica”. L’altra indicazione chiara è che viene percepita come troppo ampia la distanza fra la leadership, sia politica che religiosa, e le persone che compongono le comunità. Il problema non sta tanto nel funzionamento quanto delle modalità umane, che però stanno proprio al cuore della concezione di comunità.
E oltre ai numeri, che raccontano in maniera evidente di un ebraismo insoddisfatto dei propri leader, sia religiosi che politici, è emersa dai questionari proprio una grandissima voglia di comunità, di un ente che sappia avvicinarsi alle persone, che sappia interpretare le aspirazioni dei singoli.
Molti gli spunti di discussione proposti dal pubblico nel dibattito seguito alla presentazione della ricerca, la cui presentazione ha sollecitato un grande interesse e ancora più domande e voglia di approfondire, e la richiesta di allargare il numero di argomenti affrontati dalla ricerca che prima ancora di pensare di trarne qualche suggerimento per indirizzare le politiche comunitarie, dovrà essere letta, studiata, capita e, questa è la speranza di Enzo Campelli, non dimenticata chiusa in un cassetto.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(26 aprile 2013)