Qui Napoli – Sdegno per la cittadinanza ad Abu Mazen
“Non servono slogan, ma iniziative concrete per la pace”. Così il rabbino capo della Comunità ebraica partenopea Scialom Bahbout aveva commentato l’annuncio del sindaco della città Luigi De Magistris di voler conferire la cittadinanza onoraria al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. In una lettera aperta pubblicata anche sulle pagine del quotidiano Il Mattino, il rabbino metteva in guardia il primo cittadino dal rischio di perdere la credibilità e l’equilibrio necessari per essere in grado di promuovere iniziative di questo tipo, credibilità ed equilibrio già minati dal supporto offerto da De Magistris alla Freedom Flottilla. Dubbi sulla scelta del sindaco sono stati espressi anche dalla sezione campana dell’Associazione Italia-Israele che ricorda alcune inaccettabili prese di posizione da parte di Mahmoud Abbas, a partire dalla tesi di laurea contenente argomentazioni negazioniste (perplessità di cui riferisce ancora il quotidiano partenopeo).
Ma chi è Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen? A lungo braccio destro di Yasser Arafat, Abbas è considerato oggi uno degli interlocutori chiave per il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Classe 1935, il suo profilo politico racconta di una longeva militanza nelle diverse metamorfosi di alcune organizzazioni palestinesi. Al fianco di Arafat (con cui il rapporto si è poi incrinato), Abu Mazen è stato tra i fondatori di al-Fatah, movimento paramilitare noto come il Fronte nazionale di liberazione palestinese. La sua presenza costante nei tentativi di dialogo tra le due parti in conflitto, lo pone in una posizione privilegiata nello sfibrante dibattito sulla pace. Ma la visibilità internazionale arriva con la carica di primo ministro dell’Olp (Organizzazione di liberazione della Palestina) nel 2003 e la successiva investitura, attraverso elezioni, a presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Una posizione delicata, che nell’era post Arafat e con l’ascesa del consenso di Hamas, ha posto Abu Mazen in una situazione di precario equilibrio. Sembrava la controparte autorevole per Israele, poi l’organizzazione terroristica ne ha oscurato il prestigio di fronte alla popolazione. Prestigio recuperato in parte con l’ottenimento lo scorso dicembre del riconoscimento presso l’Onu della Palestina come stato. Una decisione mal digerita dall’amministrazione israeliana vista come un’interferenza nel processo di pace, invece che un modo per favorirla. In merito al dialogo tra israeliani e palestinesi, pochi giorni fa l’amministrazione americana ha di nuovo scelto Abbas come controparte per un vertice quadrilaterale per la pace. Al tavolo dovrebbero sedersi, il presidente USA Barack Obama, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il re di Giordania Abdullah, oltre al citato Abu Mazen.
La polemica sull’attribuzione della cittadinanza onoraria a Mazen, ripercorrendo la sua carriera politica, deriva da ambigui coinvolgimenti nel terrorismo palestinesi, dure prese di posizione nei confronti di Israele e affermazioni palesemente negazioniste. Nel 1982 nella sua tesi di laurea, dal titolo “L’altro lato: il segreto delle relazioni tra nazismo e sionismo”, sosteneva che le vittime della Shoah fossero un milione. Vent’anni dopo la parziale retromarcia, con la dichiarazione – in un’intervista a Haaretz – dove sottolineava che “la Shoah fu un crimine terribile e imperdonabile contro il popolo ebraico, un crimine contro l’umanità che non può essere accettato”.
Ancora oscura invece la questione sul suo coinvolgimento nell’attentato delle Olimpiadi di Monaco 1972. Nel 1999, infatti, Abu Daoud, tra i responsabili dell’attacco terroristico in Germania, ricollegò nel suo libro di memoria i finanziamenti dell’operazione a Abu Mazen.
Alla luce di queste ombre, le voci che si sono levate contro la decisione di nominare il presidente dell’Autorità palestinese hanno sottolineato l’ambiguità di un riconoscimento unilaterale, senza prendere in considerazione la posizione israeliana.
(26 aprile 2013)