Qui Napoli – Kasherut, la strada è aperta

Al via il primo di tre seminari finalizzati ad offire agli imprenditori italiani la possibilità di acquisire maggiore consapevolezza sul processo di certificazione di qualità dei prodotti biologici e sulle certificazioni religiose Halal e Kosher come nuova opportunità di mercato. Ad aprire il trittico di incontri l’evento organizzato questo pomeriggio (a partire dalle 15) nella sede dell’Unione Industriali di Napoli con il contributo culturale e scientifico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Inaugureranno i lavori gli interventi del presidente della Sezione Industria Alimentare Unindustria Napoli Giuseppe Esposito, della rappresentante del Ministero dello Sviluppo Economico Elena Toselli e di Giovanni Delle Donne per Federalimentare. La parola passerà poi ai tecnici con le relazioni di Daniele Fichera (FederBio), Gabriele Tecchiato (Centro Islamico Culturale d’Italia), rav Adolfo Locci (UCEI), Francesca Arigliani (Università Campus Bio-Medico di Roma) e Francesco Senesi (Annalisa Conserve).
Nuove strade da esplorare, una preziosa possibilità di rilancio per l’intero comparto produttivo agro-alimentare. “L’occasione per migliorarsi qualitativamente e allo stesso tempo per rivolgersi a una fetta di mercato più ampia di quella attuale. Il che non guasta mai – spiega l’assessore UCEI alla Kasherut Settimio Pavoncello – soprattutto in un periodo di crisi”.

Offrire ai piccoli e medi imprenditori italiani la possibilità di essere formati sul percorso di certificazione
religiosa, mettere in contanto le realtà locali con i grandi buyer internazionali, aprire nuovi mercati che aiutino le aziende ad affrancarsi dalla crisi del settore. Dopo un’intensa fase di studio e affinamento
delle strategie operative l’iniziativa “per la promozione delle certificazioni agroalimentari del Made
in Italy” lanciata dal ministero dello sviluppo economico con il coinvolgimento di Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane, Halal Italia, Federalimentare, Federbio e Fiere di Parma entra nel vivo con una serie di iniziative ad hoc. Fiere settoriali, missioni all’estero, tre specifici seminari per addetti ai lavori.
Nel solco del crescente successo globale ottenuto dal kosher, cui molti consumatori tendono ad associare caratteristiche di maggiore qualità e salubrità rispetto ai prodotti “normali”, l’obiettivo è quello di stimolare analoga consapevolezza in Italia dove gli spiragli di crescita, per domanda e offerta, non sembrano mancare. Per l’assessore al culto UCEI Settimio Pavoncello si tratta di un’opportunità unica, da non perdere
per il rilancio del comparto produttivo. “L’occasione – dice – per migliorarsi qualitativamente e allo stesso tempo per rivolgersi a una fetta di mercato più ampia di quella attuale. Il che non guasta mai, soprattutto in un periodo di crisi”. In affiancamento agli altri partner l’UCEI ha già preso parte a due importanti fiere (Norimberga e Tokyo) e sarà prossimamente impegnata fino a metà autunno. Tra gli appuntamenti Cibus (Parma), Thaifex (Bangkok), Sial Brasil (San Paolo), Summer Fancy Food (New York), Anuga (Colonia) e Kosher Fest (New Jersey). Conclusa questa prima fase, avranno inizio le missioni all’estero per mettere in contatto aziende e
buyer. Tra le destinazioni previste Israele, Stati Uniti, Canada, Brasile, Giappone e Russia. Nel frattempo,
tappa fondamentale per lo sviluppo di un percorso di formazione consapevole, tre seminari rivolti all’imprenditoria italiana: a Napoli (2 maggio), Parma (15 maggio) e Palermo (6 giugno). Nell’occasione
interverranno esponenti del mondo ebraico sul fronte sia istituzionale che religioso. Oltre a Pavoncello,
che invita tutte le aziende interessate a farsi avanti contattando direttamente l’ufficio kasherut UCEI, il consigliere e coordinatore della commissione culto e kasherut Jacqueline Fellus; tra i rabbanim, rav Adolfo Locci e rav Umberto Piperno. Aspetto non secondario dell’intera operazione il consolidamento di un ponte con le realtà islamiche che agiscono in questo campo. Una sfida che Pavoncello vive con particolare orgoglio e
soddisfazione. “Malgrado i contrasti, spesso inevitabili. Malgrado le divergenze che tendono ad allontanarci
– commenta – il messaggio che vogliamo lanciare presentandoci assieme a questo impegno è molto forte e può aprire una nuova strada di confronto e reciproca comprensione a partire dai valori che ci uniscono. Merito della gastronomia, da sempre formidabile aggregatore di popoli e culture”. Un solo rimpianto, legato a dinamiche prettamente interne: quello di non essere ancora riusciti ad arrivare all’istituzione di un marchio
unico di kasherut nazionale che, sostiene Pavoncello, “avrebbe permesso all’UCEI di presentarsi con maggiore autorevolezza e in modo più efficace”. Tra le opzioni più stimolanti che si presentano a chi fa uso delle moderne tecnologie il progetto iKodsher, applicazione scaricabile sul cellulare che aiuterà chi segue le regole della kasherut ad orientarsi negli acquisti senza commettere errori. iKodsher verrà incontro a questa esigenza con un sistema semplice e veloce che farà perno sull’utilizzo di una fotocamera appositamente programmata in modo da poter scansionare il codice a barre delle etichette e confrontare i dati e le informazioni ricevute con un database presente in memoria. Sullo schermo del cellulare apparirà quindi un’indicazione che permetterà di stabilire se ci troviamo di fronte a prodotti kosher, parve o di altro genere.

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche, maggio 2013

(2 maggio 2013)