Qui Trieste – Sulle ali della libertà

Vai a cercare scarpette nere da ginnastica artistica, numeri piccoli, e qualcosa per fare un copricapo da faraone, magari quelle coroncine dorate di cartone, sai, in qualche pasticceria qua attorno… Con queste consegne, qualche giorno fa, sono stata spedita in perlustrazione nei dintorni della scuola ebraica di Trieste, dove in palestra fervevano i preparativi per la recita che, per antica e onorata tradizione, chiude in bellezza l’anno scolastico dei giovani allievi delle elementari. Quest’anno il programma è ambizioso: si tratta di rappresentare tutta la storia della schiavitù d’Egitto, di Moshé, della liberazione e poi il deserto del Sinai e il Matan Torà, proprio in vista di Shavuot. Sulle ali della libertà, questo il titolo del testo originale, con tanto di brani in rima, canzoni e coreografie, scritto con ispirazione, fantasia, estro e profondità da morim e morot della scuola. I bambini hanno svolto un lavoro enorme con grande entusiasmo, memorizzando rapidamente battute e movimenti. Che dire poi di scene e costumi? Da settimane la sala insegnanti è stata trasformata in sartoria teatrale, la palestra in laboratorio di scenografia. Pannelli di legno montati su ruote ricoperti di tulle blu e bianco si preparano a spartirsi per lasciar passare il piccolo popolo fra le acque del mar dei giunchi, mentre tulle color sabbia è pronto a farsi deserto. Il pozzo di Itrò, i serpenti che tornano bastoni, il Sinai, il roveto ardente, la chuppà di Moshé e Zipporà con una volutamente anacronistica musica klezmer sono solo alcune delle divertenti, efficaci e funzionali invenzioni registiche e scenografiche trovate dai fantasiosi insegnanti.
Varcato il portone, trovo un gruppetto di studenti di qualche scuola cittadina: avranno probabilmente dovuto mettere il freno a mano, vista la ripida salita sulla quale hanno deciso di sostare, e ascoltano chi li guida. Quello che presumo essere il loro insegnante sta spiegando: “Questo edificio apparteneva alla comunità ebraica, che lo utilizzò come scuola, per un certo tempo…”. Se non fosse per quella lista di oggetti da reperire che mi scalpita in mano, mi fermerei e direi loro: “Perché restate sulla soglia del museo? Venite dentro: scoprirete che siamo vivi, e abbiamo bambini che studiano la loro storia, che giocano a riviverla!”.

Miriam Camerini

(12 maggio 2013)