Nassò…

Nella parashà di Nassò si parla del nazìr che è un uomo che fa voto di non tagliarsi i capelli, di non bere vino e di non rendersi impuro da contatto con un morto. Sul nazìr ci sono idee diverse e contrapposte nella tradizione ebraica. Una delle domande è che cosa spinga una persona a un voto in cui pone a se stesso limiti non previsti dalla Torà. Una possibile risposta la troviamo in un midràsh. Si racconta che Shimòn Hatzaddìk una volta vide una persona con i capelli lunghi e non curati, gli chiese perché non si curasse e questi rispose che una volta camminando vicino a un fiume, vide la sua immagine riflessa nell’acqua e vedendo la bellezza del suo volto si inorgoglì. Decise quindi di punirsi per questo futile compiacimento non curando più la propria immagine. Questo midràsh che sembra la versione ebraica del mito di Narciso pone un problema sempre attuale, quello dell’auto-compiacimento. Siamo portati a volte a innamorarci di noi stessi, non necessariamente del nostro volto ma anche delle nostre idee, delle nostre supposte qualità. Il grosso rischio di questo comportamento è la mancanza di autocritica e l’auto-referenzialità.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano

(17 maggio 2013)