Partigia – Il CDEC conferma le tracce italiane della donna viennese spinta al suicidio dai partigiani giustiziati dai compagni
Il direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea conferma con un’ulteriore rivelazione la reale esistenza e le tracce italiane dell’ebrea viennese spinta al suicidio nel 1943 da infiltrati partigiani poi giustiziati dai compagni aggiungendo un nuovo elemento concreto nel dibattito fra gli storici a proposito del libro di Sergio Luzzatto “Partigia”. Su Pagine Ebraiche di maggio e ieri ancora sulla Stampa lo storico Alberto Cavaglion aveva documentato come nella fretta di suscitare sensazione e di gettare un’ombra sulla figura di Primo Levi partigiano si erano con tutta probabilità tralasciati molti significativi elementi di valutazione.
“La documentazione raccolta dal CDEC consente di identificare con precisione l’ebrea suicidatasi il 17 dicembre 1943 (ma sarebbe bene effettuare un controllo nei registri comunali del cimitero) in Valle d’Aosta, nella zona ove fino a pochi giorni prima era attiva la banda di Primo Levi. Il suo nome esatto è Elsa Pokorny (senza la lettera elle), nata a Vienna il 5 ottobre 1878 da Adolfo e Regina Verther, vedova di Leopold Amster (deceduto nel 1932), fino all’8 settembre 1943 residente ad Angera (in provincia di Varese, sul lago Maggiore, di fronte a Meina). Nessuna informazione era pervenuta al CDEC sulla sua tragica sorte. Non sappiamo quindi perchè dopo l’8 settembre volle o dovette scegliere di inoltrarsi verso il Piemonte e la Valle d’Aosta, piuttosto che restare nascosta in zona o muoversi verso la Svizzera. Possiamo solo aggiungere che non è purtroppo infrequente che benemeriti ricercatori locali individuino e ci segnalino ebrei stranieri suicidatisi in Italia dopo il decreto di espulsione del 1938 o dopo l’ordine di arresto del 1943.”
Michele Sarfatti, Fondazione CDEC
(3 giugno 2013)