“Talmud, un patrimonio di valori per tutti”
Era il gennaio del 2011 quando Presidenza del Consiglio dei ministri, Consiglio nazionale delle ricerche, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Collegio rabbinico siglavano un protocollo d’intesa per la traduzione del Talmud, pilastro etico e normativo dell’ebraismo, in lingua italiana. Un’operazione che dava l’avvio alla realizzazione di un denso e stimolante percorso di cui si godranno prossimamente i frutti. Ieri pomeriggio, nella sede dell’Enciclopedia Treccani, il punto sui lavori in occasione del decimo anniversario del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo. Ad intervenire, accolti dall’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, personalità coinvolte direttamente nel progetto, rappresentanti del mondo accademico e culturale, leader ebraici.
“Il Talmud spazia su molti aspetti dello scibile umano. È importante non solo per il contenuto ma anche per il metodo, improntato alla massima libertà del pensiero, che insegna a chiunque si addentri nella sua lettura e interpretazione. Un patrimonio di valori per tutti, a prescindere dalle specifiche appartenenze religiose, in un’epoca in cui la cultura rappresenta il tramite più efficace per abbattere pregiudizi, preconcetti e luoghi comuni”. Sono parole del presidente UCEI Renzo Gattegna, chiamato ad aprire l’incontro insieme al presidente del Consorzio ‘Progetto traduzione Talmud babilonese’ Clelia Piperno, a lungo addentratasi nelle pieghe e nei risvolti più significativi dell’iniziativa. “Il nostro – ha spiegato – non è soltanto un lavoro di traduzione ma la realizzazione di un vero e proprio modello scientifico che si basa sul metodo comparato. Un’esperienza notevole e di grande arricchimento”. Al rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, l’onore delle conclusioni dopo i molti interventi protrattisi fino al tardo pomeriggio (un saluto anche dal presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici, che ha espresso il proprio entusiasmo per un progetto che dà voce “all’ebraismo vivo”).
“Un Talmud in italiano – rifletteva tempo fa il rav su Pagine Ebraiche – servirà a far capire la differenza tra le chiacchiere e la sostanza, tra il fumo e l’arrosto, tra il Bignami e il testo base. Porterà un bel po’ di verità, alimenterà una curiosità vera, darà alla Kabbalah e all’insegnamento rabbinico il suo posto”. Concetti confermati alla Treccani dove rav Di Segni, con l’ausilio di un proiettore, ha ricostruito le tappe ‘italiane’ del Talmud a partire dalla prima stampa a Soncino nel 1483. Una storia spesso tormentata, ha ricordato, con il rogo di Campo de’Fiori del 1553 come paradigma delle persecuzioni più accese che il testo fu in grado di suscitare attraverso i secoli. Una pagina terribile, oggi ricordata con una targa apposta dallo stesso rav nei pressi della statua che celebra un altro protagonista della libertà del pensiero come Giordano Bruno. “La pergamena che brucia e le lettere che volano”, vi si legge nell’evocazione delle parole pronunciate davanti ai suoi allievi da Rabbi Chananià ben Teradion, messo al rogo dai romani con il corpo avvolto dalle pergamene della Torah. Una frase che testimonia, ha sottolineato il rav, come sia possibile distruggere la materia “ma non lo spirito”.
a.s – twitter @asmulevichmoked
(13 giugno 2013)