…terremoti
Quando si fa retorica sulle nuove generazioni che sarebbero rammollite e prive delle capacità necessarie a prendere direttamente nelle loro mani il futuro senza attendere con pazienza che noi ci si faccia da parte mi prende un moto di reazione violenta. Gli esempi di giovani brillanti e propositivi sono ovunque, ed esprimono spesso professionalità eccelse che promettono di mutare la prospettiva con cui oggi guardiamo il mondo. Si prenda il caso dell’analisi competente e inedita proposta dal giovane ingegnere Gabriele Fiorentino. Compiendo un accurato studio sull’instabile situazione offerta dalla tettonica a zolle nell’area mediorientale, e in particolare in Israele e nella valle del Giordano, l’analista offre uno sguardo preoccupato sulla tenuta del reticolo urbano israeliano e indica con quanta attenzione le autorità israeliane guardano alla questione. Una storia – ahinoi – piuttosto nota. Sono stati numerosi gli episodi sismici registrati negli ultimi due secoli, il più noto dei quali distrusse completamente la comunità ebraica di Zfat nel 1837. Ma il dato che forse più impressiona è che l’enormità dell’argomento affrontato da Fiorentino, completamente scevro da ideologie e ben radicato nella concretezza del problema affrontato, muta radicalmente la prospettiva con cui si dovrebbe guardare al futuro dell’area mediorientale. L’impressione netta è che se si prendessero sul serio le informazioni offerte sulla sismicità di Israele, si dovrebbe essere fatalmente spinti a mettere da parte politiche e ideologie religiose per rimboccarsi finalmente le maniche con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza le centinaia di migliaia di edifici che nella situazione attuale verrebbero spazzati via da un non improbabile “Big One”, che colpirebbe indifferentemente Gerusalemme come Ramallah. Nuovi investimenti, crescita dell’occupazione, e un diffuso sentimento di fratellanza umana di fronte all’imponderabilità dei movimenti della crosta terrestre potrebbero in questa prospettiva contribuire a mutare radicalmente la situazione mediorientale. Una visione necessaria, fermo restando che se ne potrebbe anche ridere, come ci ha insegnato Moni Ovadia che immagina l’atteggiamento delle principali autorità religiose di fronte a un imminente, ineluttabile e catastrofico maremoto che sommergerà l’intera popolazione. “Fratelli, preghiamo tutti insieme per prepararci all’eternità – raccomanda il pontefice”. “Fratelli, rassegnamoci e attendiamo, sia fatta la volontà di Allah – sentenzia il Muftì”. “Ragazzi coraggio – dichiara il gran rabbino di Israele – abbiamo trenta giorni per imparare a vivere sott’acqua!”.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(14 giugno 2013)