In cornice – Pieter Brueghel al Chiostro del Bramante

Lutero usò l’arte per diffondere le sue idee e la dinastia dei pittori Brueghel fu uno dei suoi strumenti propagandistici più potenti, come ci racconta la mostra “Le meraviglie dell’arte fiamminga” al Chiostro del Bramante a Roma. Intendiamoci, i Brueghel, è soprattutto Pieter il Vecchio, furono innanzitutto dei grandi artisti, capaci di trasmettere i loro messaggi moraleggianti attraverso quadri di raro dinamismo, intensità e tecnica. Chi li ammira viene infatti colpito innanzitutto dal vorticoso muoversi delle mille figure, ognuna intenta a compiere un proprio gesto eppure tutte unite in un movimento d’assieme, in un rito collettivo a cui spesso è partecipe la natura. I paesaggi, gli alberi, i fiumi, sono lì a raccontare una storia tutta umana, non sono sfondi passivi. La mostra di Roma fornisce poi l’occasione per studiare l’evoluzione del messaggio protestante, nel suo passaggio dalla prima generazione dei duri e puri, a cui appartenevano Lutero e Calvino ma anche Pieter il vecchio, a una seconda generazione, più aperta ai compromessi perché più coinvolta nelle beghe di potere e a cui apparteneva Pieter il giovane, figlio del capostipite. Per questo, conviene vistare la mostra di Roma anche se sono esposti soprattutto quadri del figlio, giustamente meno apprezzato come artista. Confrontiamo “Danza di contadini all’aperto” nella versione di PIeter il Vecchio (http://tophat-books.com/blogs/tophat/our-photographic-life/the-wedding-dance-1566-by-pieter-bruegel-the-elder-upload-wikimedia-org/) e del figlio (ne ha eseguite diverse, fra cui http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pieter_Brueghel_the_Younger_-_Peasant_Wedding_Dance_(1623).jpg ), che come al solito sono molto simili, perché il figlio fondò la sua fortuna sostanzialmente copiando il padre. Il confronto è virtuale, perché a Roma si può ammirare solo l’opera più recente, mentre l’altra è rimasta a Detroit. Del resto è una delle opere-faro del museo di quella città, ammiratissima dai visitatori per la composizione dettagliata e coinvolgente, per l’efficace del gioco di colori, tutti elementi che la pongono una spanna sopra alla tela simile di Pieter figlio. La scena si svolge nella radura di un bosco – non in un vero villaggio, a dimostrare che la festa si tiene in un ambiente non consono, lontano dalle chiese e più vicino a luoghi di culto improprio; ancor più improprio è che si stia celebrando un matrimonio, un atto sacro, a cui partecipano un buon numero di contadini che danno sfogo alla loro gioia, spessoin modo incontrollato. Ballano sguaiatamente nei quadri di Pieter padre e figlio, in un modo che non poteva piacere ai protestanti del tempo; alcuni partecipanti alle festa, in ambedue le opere, bevono incontrollatamente da brocche fin troppo grandi, e Pieter il padre aggiunge anche alcuni enormi otri seminascosti dietro a delle tende, come a dire che alla fine gli ubriachi saranno ancor più numerosi di quel che si potrebbe pensare. In ambedue i quadri, poi, i contadini vestono una specie di brachetta che aderisce e copre i genitali maschili, mettendoli contemporaneamente in risalto. I contadini sono quasi osceni. Passiamo a osservare qualche differenza: in Pieter il Vecchio, la sposa balla con i capelli al vento in mezzo agli altri contadini e – orrore – è ormai lontana dal tavolo in cui si festeggiato il matrimonio, tavolo che è relegato in fondo al quadro, quasi invisibile. Di sacro è rimasto poco o niente: siamo in un mondo di perdizione. Se poi aggiungiamo che non si capisce chi sia il novello marito – perché la sposa balla col padre – si capisce che la vicenda è moralmente oscena. Pieter il figlio addolcisce i contorni: la neo-moglie è ancora seduta al tavolo del matrimonio, non danza sguaiatamente. E poi in Brueghel padre, si colgono scene di baci in pubblico – cosa inaccettabile per i protestanti puri e duri – mentre nel figlio, le coppie meno irreprensibili al massimo si abbracciano. Potrei andare in questo confronto, ma credo che quanto scritto basti a dimostrate il mio punto. Pieter Brueghel il giovane non è un semplice copista del padre, lo rivede e corregge in base al nuovo spirito, meno duro, della sua generazione, e per questo i suoi quadri vanno studiati e ammirati di per sé, ad esempio visitando la mostra al Chiostro del Bramante prima del prossimo 7 Luglio, data di chiusira definitiva.

Daniele Liberanome, critico d’arte

(1 luglio 2013)