Voci a confronto
“Al cittadino Bernini, che tanto orgogliosamente si definisce antisionista, non possiamo che consigliare un approfondimento della storia del popolo ebraico e delle complesse vicende che hanno riguardato il Medio Oriente negli ultimi 150 anni, con l’umiltà necessaria per vincere un pregiudizio che sembra radicato e profondo”. Sono parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in un intervento a propria firma apparso sul Corriere della Sera in risposta alle considerazioni del parlamentare Cinquestelle Paolo Bernini che aveva definito il sionismo “una piaga”.
Sul Giornale la provocazione di Marcello Veneziani attorno al ‘caso Priebke’. “Il Male Assoluto – scrive – è un vecchio che domani compie cento anni alle porte di Roma. Si chiama Erich Priebke e sulle sue vecchie spalle regge ormai da solo il peso cosmico dell’Orrore Universale. Celebri torturatori, capi spietati di polizie segrete che hanno compiuto crimini orrendi, truci infoibatori con pensione elargita dallo Stato italiano, capi di Stato che ordinarono milioni di vittime, vissero e morirono serenamente e riposano nelle segrete dell’oblio”.
Avvenire continua la sua campagna a difesa del Giusto tra le Nazioni Giovanni Palatucci dopo la pubblicazione, da parte del Centro Primo Levi di New York, di una ricerca storica che ne ridurrebbe drasticamente i meriti nel salvataggio degli ebrei residenti o in transito da Fiume durante il nazifascismo. “Ho 75 anni e sono un sopravvissuto ebreo iugoslavo, nato a Zagabria, che fra il 1941 e il 1943 ha trovato rifugio a Laurana. I miei genitori mi hanno entrambi, e in modo indipendente, raccontato che sono sopravvissuti in buona misura grazie all’aiuto di Palatucci”, scrive Edna Selan Epstein.
Il ministro Kyenge e il razzismo. Duro l’affondo di Gad Lerner su Repubblica. “Le offese e le minacce contro la ministra Cécie Kyenge non sono più sopportabili. Disonorano il nostro paese – scrive – e necessitano di una ferma risposta collettiva. E se non ci riescono i vertici dello Stato a espellere i razzisti dalle istituzioni, come ha confermato l’inamovibilità del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli protetto dal suo partito, ciascuno di noi è chiamato a farsene carico”.
Da leggere, nel merito, anche l’intervento di Elena Loewenthal sulla Stampa.
Il Fatto Quotidiano traccia l’identikit del Cinquestelle Di Battista. Sul profilo Facebook del parlamentare si legge: “Da Gerusalemme est con un taxi sgangherato siamo arrivati a Tel Aviv, era notte fonda, abbiamo incontrato check-point, torrette militari, fili spinati, minareti. Siamo arrivati in aeroporto e non avevamo mica il biglietto. Non è stato facile trovare un volo ma alla Cine ne abbiamo trovato uno per Istanbul, crollavamo dal sonno (venivamo dal Costruzionismo in aula, la foto l’ha scattata Carlo all’aeroporto di Istanbul) poi da li Roma e poi Montecitorio senza passare da casa. Siamo entrati in aula e non dimenticherò mai le facce e i sorrisi dei miei colleghi. Sono scesi ad abbracciarci. Erano stanchissimi tutti quanti. Siamo subito intervenuti sul decreto del fare: io ho citato Manzoni”. È il cosiddetto medodo Di Battista, scrive Paola Zanca, “ovvero, la capacità di trasformare un evento banale come un viaggio di ritorno da Israele in un’epopea”.
Nel dorso romano di Repubblica una nuova puntata della rubrica ‘Le date di Roma’. Ad essere ricordata è l’inaugurazione, il 28 luglio 1904, del Tempio Maggiore. Progettato dagli architetti Osvaldo Armarmi e Vincenzo Costa, l’edificio è il simbolo – ricorda Claudio Rendina – “dell’emancipazione degli ebrei romani”. Numerosi gli eventi che hanno avuto luogo in questi spazi. Tra i vari momenti storici citati la visita di Giovanni Paolo II e l’abbraccio con l’allora rabbino capo rav Elio Toaff.
Un nuovo terribile bagno di sangue in Egitto con centinaia tra morti e feriti delle diverse fazioni ideologiche. Pronta la reazione degli Stati Uniti che,in una nota del Dipartimento di Stato, hanno perentoriamente chiesto la liberazione dei prigionieri politici. Il timore di Washington, sottolinea Maurizio Molinari sulla Stampa, “è che l’Egitto possa diventare uno Stato fallito”. Fiamma Nirenstein, sul Giornale, critica la politica del compromesso paventata dalle diplomazie occidentali. “Dobbiamo capire – afferma – che l’Islam, per cultura e onore, non cerca il compromesso, Hamas e Fatah si odieranno per sempre, Erdogan e la sua opposizione non arriveranno a un accordo, Assad e i ribelli hanno scelto la carneficina, Saddam Hussein si fece ammazzare piuttosto di trovare un compromesso. Occorre, se vogliamo incidere, fare la voce grossa, stabilire una politica condizionale, avere il coraggio di scegliere chi fa meno danno. In questo caso, probabilmente, è l’esercito”.
(28 luglio 2013)