Responsabilità e destino

zeviI corpi ancora caldi allineati sull’asfalto. Gli obiettivi dei fotografi che rimangono trenta metri sopra mentre i soccorritori si affannano in mezzo all’Inferno. La sgomento, la rabbia, la disperazione. E i primi commenti che fioccano davanti alle telecamere: “Una gita di altri tempi!”, “Sarebbero dovuti partire la prossima settimana!”. Del resto, neanche Dario Lombardo aveva scelto di salire su quel maledetto treno per Compostela. Aveva perso l’aereo, e lo schianto se lo è preso mentre faceva progetti telefonici con la fidanzata in Italia. Insomma, il caso. E la contabilità dei morti: 38 nell’incidente in Irpinia, più dieci feriti (grave).
Ma mi ha colpito in queste ore l’incapacità di accettare l’imprevisto, anche quello tragico. Pochi minuti dopo l’impatto era già partito l’interrogativo sulle “responsabilità” del conducente, della ditta e delle autostrade.
Per carità, in Italia abbiamo visto edifici crollare con la sabbia nei pilastri, mentre altri più antichi resistevano al terremoto perché costruiti a regola d’arte. Ben vengano, quindi, le indagini e gli accertamenti. Ma credo che in questa ansia di “responsabilità” non ci sia solo una legittima sete di giustizia; se davvero fosse questo il movente, ci comporteremmo tutti meglio e diminuirebbero abusi e negligenze. La verità è che abbiamo paura quando ci rendiamo conto di non controllare il mondo attorno a noi.
Costruiamo i treni più veloci, le autostrade più larghe, gli aerei più silenziosi, gli allevamenti animali più industriali (e disumani), la banda internet più larga e gli ospedali più efficienti. Ma rimaniamo mortali, esposti agli arbitrii più banali della natura, come terremoti e inondazioni. E, ancora peggio, siamo vittime potenziali del caso, imprevedibile e inspiegabile. Quel caso che ti colloca su quell’autobus o su quel treno. Come scritto nel Talmud, “D-o ride dei progetti degli uomini”. Di fronte a quel riso gli uomini cercano, senza logica, delle spiegazioni.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Twitter @tobiazevi

(30 luglio 2013)