Periscopio – Guido Sacerdoti

francesco lucreziLa scomparsa di Guido Sacerdoti, avvenuta a Napoli lo scorso 25 luglio, segna una grave perdita per il nostro Paese, privato di una nobile figura di uomo, di scienziato, di artista, di democratico.
Stimatissimo medico allergologo, raffinato pittore (degno erede del magistero dello zio Carlo Levi, fratello di sua madre Lelle, la cui fama Guido ha fortemente contribuito a promuovere, come Presidente dell’omonima Fondazione, attiva in tutto il mondo), esponente di spicco della coscienza civile, democratica e antifascista (militò a lungo, da giovane, nelle fila del Partito Comunista, accanto a uomini come Giorgio Amendola, Maurizio Valenzi, Giorgio Napolitano), alla cui strenua difesa ha dedicato un’indomabile passione e un incessante impegno, dalla prima giovinezza fino agli ultimi giorni, Sacerdoti ha rappresentato forse una delle ultime figure di quella schiera di cittadini valorosi per i quali la costruzione di un’Italia libera e democratica, sulle macerie della guerra e della dittatura, andava combattuta su ogni fronte, sul piano politico così come su quello più generalmente culturale, artistico, scientifico. Come per il suo grande zio (che dedicò al suo amatissimo nipote ben tre ritratti), l’arte e la politica erano entrambe al servizio dell’uomo, della sua dignità e libertà, strumenti di un’unica grande battaglia etica e civile.
Primo bambino ebreo nato a Napoli dopo la guerra, proprio nel 1945, alla sua appartenenza ebraica (che gli era costata, fra l’altro, da ragazzo, una violenta aggressione fisica di matrice fascista) Guido era sempre rimasto legatissimo, attivamente impegnato in molteplici attività culturali e di testimonianza, a tutela della memoria e per la formazione delle giovani generazioni. Ricordiamo, tra le ultime iniziative da lui promosse, una mostra pittorica collettiva sulla Shoah, allestita presso la libreria Guida di Napoli, organizzata con rigore e sensibilità, senza alcuna retorica. Per Guido, la pittura è stata innanzitutto impegno civile, arma di impegno e di riscatto, da non coltivare in solitudine, ma da condividere con la gente, con i compagni di strada e di ideali: è con questo spirito che animò un sodalizio profondo tra molti dei protagonisti della cultura e dell’arte partenopea del dopoguerra (tra i quali ricordiamo unicamente nomi come quelli di Giuseppe Antonello Leone, Maria Padula, Franco Lista, Luigi Mazzella, Maria Roccasalva).
Per lui democrazia ed ebraismo erano un tutt’uno: e, come a molti ebrei e democratici italiani, neanche a lui è stata risparmiata, nella seconda metà della sua vita, una buona dose di delusione e amarezza. Quella derivante dal vedere i valori dell’antifascismo sempre più edulcorati e annacquati, fino al pieno ‘sdoganamento’ di esperienze che si speravano unanimemente condannate, per sempre. E quella legata alla dolorosa incomprensione, da parte di ampie frange della sinistra italiana, verso le ragioni di quel mondo ebraico che proprio a sinistra, in larga misura, aveva scelto di combattere le proprie battaglie civili di libertà. Ma le delusioni e le amarezze non ne hanno mai minimamente incrinato la determinazione e la certezza negli incrollabili valori di fondo. Quando l’Italia è sembrata deragliare su una strada sbagliata, e la sinistra perdersi per sentieri tortuosi, Guido ha continuato a camminare sicuro, lungo la dritta strada che scelse da ragazzo, e a cui è sempre rimasto fedele.

Francesco Lucrezi, storico

(31 luglio 2013)