….trasformazioni
Oggi noi siamo abituati a considerare il mondo ebraico in termini di diversità di contesto, valutando l’identità ebraica da un lato sulla base della maggiore o minore capacità di resistenza all’influenza dell’ambiente circostante, e dall’altro sulla continuità del testo, che a partire dalla produzione rabbinica ha di fatto creato un’unitarietà culturale del mondo ebraico. In questo senso le trasformazioni delle identità ebraiche possono essere viste come una continua tensione e “trattativa” fra testo e contesto, diversità e unità. Tuttavia va aggiunta una nuova, importante dimensione, vale a dire il confronto fra diverse comunità ebraiche collocate in differenti contesti. E’ questo il suggerimento – che mi sento di sottoscrivere – che ci propone Matthias B. Lehmann in un interessante articolo (Levantinos and Other Jews: Reading H. Y. D. Azulai’s Travel Diary, Jewish Social Studies, Volume 13, Number 3, Spring/Summer 2007) dedicato al diario di viaggio del Chida, Rabbi Chayim Yoseph David Azulai (1724-1806). Si tratta di uno fra i più importanti shelichim (inviati) di Eretz Israel che visitavano le comunità ebraiche occidentali allo scopo di raccogliere fondi. Rav Alberto Moshe Somekh ha recentemente curato un’ottima traduzione del testo (Rav Chayim Yossef David Azulay (CHIDÀ), Ma’agal tov (Il buon viaggio), Belforte, Livorno 2012), ma credo che di fronte a opere come questa non sia sufficiente limitarsi a semplici recensioni che lasciano il tempo che trovano. Questo viaggio è una finestra sul passato e sulle trasformazioni nello spazio e nel tempo delle identità ebraiche. Le considerazioni di Azulay sul modo anti-igienico di mangiare degli ebrei tunisini, o sulla magnificenza della sinagoga portoghese di Amsterdam, o ancora sulle ricchezza e sulla grazia di comportamenti degli ebrei di Livorno (città in cui infine decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita) devono spingerci a utilizzare queste informazioni per dare un senso e una direzione al nostro presente. Innanzitutto cogliendo la multiforme pluralità di modi di essere ebrei che tre secoli fa era un fatto normale e che oggi sembra offendere più di qualcuno. E in secondo luogo provando a proporre e a percorrere itinerari culturali che ci aiutino a riappropriarci di spazi, sapori, odori, culture che oggi sentiamo aliene, ma che sono anche nostre.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(23 agosto 2013)