Oltremare – “Yom Kippur su due o più ruote”
Il silenzio è la prima cosa che colpisce, camminando veloci per le strade già quasi vuote di Tel Aviv.
A pochi minuti dall’inizio di Kol Nidre, inizio solenne e corale di Yom Kippur, le automobili in moto sono ridotte a pochi ritardatari, e già iniziano a vedersi i primi ragazzini in bicicletta. Le autostrade sono deserte, e turisti e giornalisti si divertono a fotografarle (in effetti fa una certa impressione vedere le otto corsie della Ayalon, arteria principale del centro di Israele, attraversate da skateboard e biciclette); deserta è la spiaggia, chiusi tutti i negozi, bar e ristoranti.
Entro la fine della funzione serale, le strade si sono riempite di nuovo e fino all’eccesso, le macchine sostituite da una moltitudine di famiglie con bambini e ragazzi a piedi o su ogni genere di mezzo non a motore: biciclette piccole e grandi, monopattini, skateboard, tricicli, che per 25 ore sono i padroni assoluti delle strade della più grande città del paese. Tel Aviv, Città Bianca per via dei palazzi in stile Bauhaus, diventa doppiamente bianca durante Yom Kippur, quando molti vestono candidi completi di camicia e gonna o pantaloni bianchi, e scarpe di gomma e di tela, spesso bianche anch’esse.
Ma chi dice che sembra di essere in una città fantasma sbaglia: soprattutto la sera, dopo Kol Nidre, c’è piuttosto un’atmosfera da black out. Le strade sono illuminate, vero, ma tutto intorno è fermo e spento, e gli abitanti che di solito corrono in autobus o in macchina fra impegni, scuola, lavoro, divertimento, camminano tranquilli, come sospesi in un tempo altro, un tempo nel quale la quotidianità è assente. Chi digiuna e prega probabilmente coglie questa sospensione della realtà nella sua vera pienezza. Ma anche gli altri ne sono contagiati, pur in sella alle loro biciclette a riempire finalmente luoghi di solito occupati dai veicoli a motore.
Poi però, Tel Aviv è Tel Aviv, e dopo 25 ore il tempo ritorna tempo e gli spazi vuoti tornano a riempirsi di automobili, al massimo dieci minuti dopo il suono dello Shofar. Fino all’anno prossimo.
Daniela Fubini, Tel Aviv – Twitter @d_fubini
(16 settembre 2013)