Tea for Two – Perdersi per ritrovarsi
“A volte ho l’impressione che voi laggiù in Israele abbiate una gran voglia di perdervi”. Neuland, l’ultimo libro di Eshkol Nevo (dello scorso anno, oramai un po’ vecchiotto per chi insegue gli scaffali delle ultime novità), esordisce con questa frase lapidaria che ha l’alone sacrale di una gnome greca. Sono a metà del tomo e già ho capito di amarlo profondamente. Di amare le imperfezioni di Inbar, una protagonista con la ciccia al punto giusto e Dori, un quarantenne che sprigiona il fascino di chi mescola senza paura maschile e femminile, un po’ mamma chioccia, un po’ ex soldato belloccio. Lessi La simmetri dei desideri due anni e mezzo fa, in una stanza d’albergo di Eilat mentre il dovere mi consigliava di dedicarmi a Senilità di Svevo. Ma non riuscivo ad abbandonare i protagonisti, non riuscivo ad abbandonare la penna e l’inchiostro carezzevole di Eshkol Nevo. Lo amo perché è avvolgente, lo amo perché mi accoglie. E di quante persone che si incontrano nella vita si può dire lo stesso? Quante volte ci abbandoniamo in uno di quei salti da ballerino da talent show e ci ritroviamo spiaccicati a terra mentre il nostro partner sonnecchia o si allontana preoccupato dalla mole che deve sorreggere e mostrare aggraziata? Ecco, Eshkol riesce a darti la sensazione di poter fare il famigerato salto nel vuoto, lui con la sua ‘nostalpazzia’, con la voglia di plasmare e rimaneggiare fino a creare persone e non personaggi. Che rende Dori un uomo lontano da machismi e da finzioni da micione ‘io-conquisto-le-donne-comprendendole’. Le storie d’amore di Nevo sono sempre dolenti, appassionate e pungenti, scevre da melensaggini posticce. Sono veri e propri manuali del sentimento, davanti ai quali puoi solo tacere, rapito e rispettoso. E la cosa che forse mi fa impazzire di più, è che non leggo mai Nevo per caso. Anche io, esattamente come due anni e mezzo fa, ho una grande voglia di perdermi. Ad Eilat leggevo voracemente, inconsapevole di essere di fronte ad una impetuosa crescita che mi aspettava dietro l’angolo e di tanti battiti non richiesti. Ora, mentre giro e rigiro, torturando le pagine di Neuland (perdonami Rossella, lo ricomprerò), sento di voler emulare Dori e Inbal in questo salto nel vuoto. Perdendosi per ritrovarsi.
Rachel Silvera, studentessa