Qui Roma – Non dimenticare il 9 ottobre
“E’ evento centrale nella storia italiana eppure i libri di testo lo ignorano. Abbiamo cercato di capire perché il 9 ottobre è stato a lungo dimenticato”. Recuperare da un oblio una ferita che ha segnato una profonda ferita nell’ebraismo romano ed italiano: l’attentato del 9 ottobre 1982 al Tempio Maggiore di Roma in cui perse la vita il piccolo Stefano Gay Taché e rimasero ferite quaranta persone. Nelle sale di Montecitorio lo storico Alessandro Marzano, coautore insieme al collega Guri Schwarz del libro Attentato alla sinagoga. Roma, 9 ottobre 1982 (ed Viella), ha spiegato perché hanno deciso di intraprendere questo viaggio nel passato attraverso cui emerge un quadro complicato di relazioni tra Italia, ebrei, Israele e Medio Oriente. Al tavolo dei relatori, anche gli storici Anna Foa, Miguel Gotor e il giornalista Pierluigi Battista.
“L’attentato alla Sinagoga ha segnato una svolta nei rapporti tra Italia e Israele”, ha sottolineato la Foa, riflettendo poi sul paradigma della visione della vittima, incarnata dai palestinesi. “Nell’immaginario generale – ha sottolineato Battista – il palestinese è la sintesi dei soprusi mentre per l’ebreo vale l’equazione israeliano uguale carnefice”. Una visione unidirezionale della storia che vedeva e ancora vede i palestinesi come “novelli vietkong – nella definizione di Marzano – che combattono l’imperialismo e in cui identificare il prisma della resistenza. Ma l’11 settembre, l’attentato alle Torri Gemelle ha cambiato in parte questo scenario”. Sull’oblio caduto sull’attentato si è poi soffermato Gotor. “Stefano, dalla politica di fatto, non fu considerato cittadino italiano”. Il 9 ottobre, fino all’intervento di Napolitano che ha inserito Gay Taché tra le vittime del terrorismo, non faceva parte della coscienza storica dell’Italia. Un passato con diverse ambiguità, come spiega il libro e i relatori. “Le ragioni di stato si mischiarono alle questioni legate al terrorismo e nell’19882 emerse forte l’equidistanza sbilanciata tenuta dal nostro paese, da Cossiga, nei confronti del mondo arabo”. Silenzi, ambiguità, che gradualmente vengono svelati ma su cui ancora molto si deve comprendere, come ha ricordato la Foa.
(27 ottobre 2013)