Berlusconi, la Shoah e il paragone impossibile – Voci a confronto sulla stampa italiana
“Ha aggiunto la frase mandandomela scritta”. La rivelazione di Bruno Vespa al Fatto Quotidiano sgombra il campo da ogni possibile equivoco o fraintendimento: era piena intenzione di Silvio Berlusconi che arrivasse a tutti gli italiani il concetto che i suoi figli si sentono “come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler” e che queste precise parole fossero pubblicate nel libro Sale, zucchero e caffè in uscita domani con la casa editrice di famiglia Mondadori.
Affermazioni grottesche, paragoni impossibili che il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha prontamente condannato con forza. “La vita degli ebrei d’Europa sotto il nazismo fu segnata da un vortice nero di violenza, persecuzione, morte. Una catastrofe che non è soltanto del popolo ebraico ma dell’umanità intera. Ogni paragone con le vicende della famiglia Berlusconi – ha affermato Gattegna – è non soltanto inappropriato e incomprensibile ma anche offensivo della memoria di chi fu privato di ogni diritto e, dopo atroci e indicibili sofferenze, della vita stessa”. L’intervento del presidente dell’Unione apre i principali quotidiani italiani: dal Corriere della sera a Repubblica, dalla Stampa al Sole 24 ore.
Stupore, incredulità, sdegno: sentimenti che sono propri di numerosi leader ebraici italiani. “Berlusconi? Si scusi con se stesso”, dice il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici in una nota ripresa, tra gli altri, dal Corriere. Il suo omologo milanese Walker Meghnagi, intervistato dal Messaggero, incalza: “All’ex amico Berlusconi dico di fare un passo indietro, per il bene di tutti e dell’Italia. È ora che Berlusconi si tolga di mezzo”. Durissima Alessandra Ortona, presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, in una dichiarazione riportata dal Fatto Quotidiano: “Nessuno dei figli di Silvio Berlusconi è stato rinchiuso in un ghetto, bruciato in un campo di concentramento, fucilato, o trattato in altre feroci maniere”. “Una stupidità, una cosa assurda, anche antistorica”, conferma il direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti.
Di tutt’altro taglio le parole di Fiamma Nirenstein, giornalista ed ex parlamentare Pdl, che al Secolo XIX dice di non sentirsi offesa perché, spiega, “è una frase dettata da sentimenti personali di dolore e disperazione, non da considerazioni politiche e tantomeno razziste”. Una richiesta formale di scuse, come segnalano l’Unità e Avvenire, arriva invece da Emanuele Fiano, deputato, responsabile sicurezza del Pd e figlio del sopravvissuto Nedo.
L’ebrea milanese Liliana Segre, reduce dei lager nazisti, non usa mezze misure e a Repubblica denuncia: “Paragonare la vita dorata dei figli alla marcia verso la morte di milioni di persone è negazionismo”. Parla di ferite che si riaprono sua figlia, Federica Belli Paci, in un significativo editoriale che parte dalla prima pagina del Corriere. Da segnalare anche l’intervento del premio Nobel Elie Wiesel, intervistato da Repubblica. “Indegno fare politica evocando il male assoluto”, commenta sdegnato l’intellettuale, che sopravvisse ad Auschwitz e che raccontò quell’orrore in un libro indimenticabile, La notte.
Le affermazioni di Berlusconi, la ferma risposta del mondo ebraico al centro delle riflessioni dei principali editorialisti italiani. “C’è da chiedersi dove siamo arrivati, nella nostra sempre più meschina vicenda politica se un leader di prima grandezza come Berlusconi può dire una tale enormità”, si interroga Antonio Polito sul Corriere. Adriano Prosperi su Repubblica, dopo aver elogiato gli interventi di Gattegna e Pacifici, sottolinea: “Forse solo un disprezzo silenzioso può esprimere lo sconcerto e l’indignazione che proviamo, il senso di vergogna che ci sentiamo gravare addosso come italiani, anzi prima ancora come esseri umani”. Michele Serra, nella sua quotidiana Amaca, scrive: “Ben più di quel paragone, ridicolo prima che offensivo, dispiace vedere i rappresentanti della comunità ebraica, portatrice di una tragedia storica quasi indicibile, costretti a replicare a cotanta scemenza”. Barbara Frank: questo il titolo provocatorio del Buongiorno di Massimo Gramellini sulla Stampa. “Gli italiani adorano i vittimisti. Perciò un uomo che ha fatto affari con tutti i regimi e tutti i governi – riflette l’autore – adora raccontarsi al suo popolo come il capro espiatorio di un’oscura macchinazione. B come i pellerossa, come gli ebrei, prossimamente come i migranti di Lampedusa”. Gioca con le parole, oltre il surreale, il vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio che, in un editoriale intitolato “La soluzione finale”, immagina un finto colloquio tra Vespa e Berlusconi per individuare la miglior strategia promozionale del nuovo libro del giornalista abruzzese.
Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, tenta di arginare le polemiche con un breve corsivo intitolato “Agli amici ebrei” in cui si legge che dire di sentirsi come gli ebrei durante il nazismo “non è un’offesa”. Questi gli esempi “per capire meglio” proposti da Sallusti: “Diciamo tutti ‘è una Caporetto’ per parlare della sconfitta della Juve o del Milan, ma non vogliamo certo paragonare la disfatta dei calciatori alla morte dei soldati italiani in quella battaglia. Oppure diciamo ‘mi mettono in croce’ per stigmatizzare chi ci tedia, ma non pensiamo di essere Cristo”. Un altro giornale vicino a Berlusconi, Libero, critica invece apertamente il Cavaliere. “Lasci perdere l’Olocausto”, è il consiglio di Franco Bechis. Il quotidiano riporta inoltre in prima pagina una vignetta con Berlusconi nelle sembianze di un deportato con la stella gialla, la spilla di Mediaset al petto e le braccia alzate.
Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked
(7 novembre 2013)