Periscopio – Cronaca e poesia

lucreziAvevo annunciato, sul notiziario del 23 ottobre – nel quale davo notizia del recente libro di poesie di Suzana Glavas – che avrei dedicato qualche riga, la settimana successiva, a un’altra silloge di liriche ebraiche, appena pubblicata. Il mercoledì seguente, però, mi sono sentito costretto a posticipare il pezzo, in quanto indotto a commentare uno spiacevole fatto di cronaca, che non ritenevo di poter passare sotto silenzio. E lo stesso è accaduto la settimana successiva. E anche oggi, in verità, pensavo di non potere parlare di poesia – segnatamente, dell’ultimo libro di Tsippy Levin Byron, persona di cui ho già avuto modo di parlare in passato – perché mi pareva obbligatorio spendere qualche parola sull’allucinante parallelismo che è stato fatto (in nome di una presunta comune ingiustizia subita) tra cinque giovani e patinati miliardari, fra gli uomini più potenti e privilegiati del pianeta, e gli ebrei perseguitati, braccati e uccisi dai nazisti. Un paragone capace di trasformare chi lo ascolta in una statua di sale.
Di questo passo, però, mi sono detto, del libro della Levin Byron non parlerò mai, perché, purtroppo, è chiaro che ogni settimana ci sarà qualche brutta vicenda, qualche bestialità detta da qualcuno da commentare, sia essa pronunciata da un filosofo, un politico o un pazzo scappato dal manicomio. Sorvolando perciò sullo squallido episodio, da archiviare nel cassetto delle barzellette di infimo gusto, presento il libro, che è stato pubblicato in India, in inglese – dove la Levin trascorre parte del suo tempo -, per l’editore Paperwall Media & Publishing, e che si intitola “Lucid Words’.
“Hebrew poetry”, quella della Levin, di grande intensità e delicatezza, che riesce ad attualizzare temi antichi (Dina, la morte di Sara, Giuseppe, la regina di Saba, i Salmi…), riversandoli in parole davvero ‘lucide’, che colpiscono per la loro nitidezza e capacità di suggestione. E dobbiamo ringraziare la Levin, in particolare, per avere inserito nel libretto una piccola sezione di deliziosi ‘Poems from Italy’, una vera e propria dichiarazione d’amore per le nostre città – Pisa, Bologna, Padova, Napoli, Siena… – e il nostro Paese.
Credo che il modo migliore di onorare l’artista – che speriamo di vedere presto tradotta in italiano – sia quello di riportare i versi della lirica di apertura del libro, intitolata ‘Auschwitz’.

In Auschwitz you can walk into a bar
And buy a sausage in a roll
Or a roll around a sausage
And go through the other door
To a documentary film about the Liberation

In Auschwitz you can change money,
You can call home from a public phone
And ask what’s up
You can rest in the hotel
That was the Officers’ Quarters.
By the way, the bathrooms have been renovated-
Very, very clean

You can buy an amber bead chain
Throw one into a crematorium
To check if it is real

Francesco Lucrezi

(13 novembre 2013)