Tickteless – Salve Prof
Questa settimana ho girato ad un’amica lo scambio di mail che ho avuto con uno studente. Che tristezza!, ha esclamato, pur riconoscendo la genialità di una osservazione contenuta in quella mail. Come ha potuto rivolgersi a te con un “Salve Prof”?
Che male c’è?, mi sono chiesto. Ho rassicurato la mia amica dicendole che sarebbe stata cosa grave se qualcuno, alla maniera di Benigni, si fosse rivolta a lei con un “Buongiorno principessa!”, la sola cosa che pare sia rimasta in testa – e sui muri delle città d’Italia – di un (mediocre) film che avrebbe dovuto spiegare ai ragazzi che cos’è la Shoah. Salve prof. mi fa tenerezza. Non è forse più ridicolo lo spagnolesco Chiar.mo, l’ Esimio curiale, il cinico Cultore della Materia? Evviva la spontaneità. Tempo fa l’occhio mi era caduto sulla mail di un professore ordinario che esigeva la presenza di tutti i gregari non ricordo per quale conferenza. “L’invito vi arriva da un ordinario”, era ripetuto due volte. Associati, ricercatori, dottorandi, laureandi, matricole avrebbero dovuto per forza presenziare anche se non ne avevano voglia, perché, nelle gerarchie della pubblica amministrazione, si diceva testualmente “l’ordine di un Professore Ordinario equivale all’ordine di un Alto Magistrato”. Riderebbe il mio Maestro-Prof, Piero Treves. Diceva sempre di preferire un sobrio pranzo con noi studenti, piuttosto che un ristorante di lusso con colleghi che a tavola, mentre s’abbuffavano, non smettevano di parlare di cattedre, cattedre, sempre e soltanto cattedre. Di notte, si chiedeva il mio Prof, sogneranno anche cattedre nude?
Il rispetto e il calore umano si celano nel Salve Prof come non molti decenni fa, nei carteggi dei miei antenati, il calore e il rispetto morenile si sarebbero nascosti dietro un innocente Salve Morenu (o Murenu, che è lo stesso).
Alberto Cavaglion
(Disegno di Emanuele Cavaglion)
(13 novembre 2013)