famiglia…

Nel corso del ventesimo secolo la famiglia è andata incontro a un numero talmente elevato di variazioni e modifiche da risultare del tutto eterogenea. La sua struttura ha assunto forme diverse in accordo con il paese di residenza, classe socioeconomica e livello d’acculturazione.Ciò che caratterizza maggiormente la modernizzazione della famiglia è la forte riduzione del numero dei figli a causa del forte desiderio di ascesa sociale e della relativa necessità di prole. I ruoli dei membri della famiglia del nostro secolo subirono modifiche in conseguenza della sua integrazione all’interno della borghesia locale e della più ampia società.
Ma quali sono i valori famigliari? Quei valori di cui oggi si sente tanto la crisi? Su che base si poggia una famiglia stabile?
Viviamo in un epoca in cui spesso si sostituisce l’amore romantico alla responsabilità.
A causa del presunto influsso del romanticismo classico nella nostra società moderna, siamo propensi a ritenere che sia solo l’amore romantico a creare la famiglia. L’amore romantico può fare della famiglia un luogo molto piacevole, ma non necessariamente stabile. L’amore romantico è passeggero. La famiglia edificata su un mero fondamento emozionale, per quanto durevole possa essere l’emozione, è di fatto instabile. Normalmente, presto o tardi, l’amore romantico viene rimpiazzato da un sentimento di affetto profondo, un sentimento che implica pure l’accettazione dei difetti altrui.
Ciò che sta alla base della stabilità famigliare è piuttosto il principio di responsabilità reciproca. L’armonia domestica è un ideale a cui la famiglia mira non solo attraverso il sentimento romantico, ma sopratutto attraverso la cura delle interazioni quotidiane e delle relazioni interpersonali, anche attraverso particolari ritualità. L’ordine e la serenità domestica risultano essere valori centrali nella famiglia che è sostenuta dal rispetto del reciproco ruolo di ciascun membro.
Nella famiglia stabile, in quanto unità sociale, i componenti possono trovarsi spesso in disaccordo e litigare. Tuttavia, fino a quando prevarrà, in ultima istanza, il senso di responsabilità reciproca, la famiglia non entrerà in crisi. Il fatto di ricoprire un ruolo specifico all’interno della famiglia, come il padre o la madre, il figlio o la figlia, il fratello o la sorella, il marito o la moglie, non preclude affatto la possibilità di litigare. Una bella sfuriata, occasionalmente, non fa male. Uno scontro famigliare può diventare anche feroce, ma al di la di tutto, alla fine, c’è sempre la comprensione e la consapevolezza del senso di responsabilità reciproco: “Non siamo d’accordo, ma c’è ancora, nonostante tutto, una famiglia, la nostra famiglia”. Quando tutto questo avviene all’interno di una unità famigliare dove permangono i legami fondamentali e la responsabilità che implicano, allora qualunque difficoltà al suo interno sarà comunque ridimensionata dalla struttura famigliare.
Oggi viviamo in un epoca dove il senso di responsabilità che dovrebbe scattare quando si costruisce una famiglia o quando si lavora in società o quando si è civili cittadini di un Paese, sembra essere scomparso. E questa è la grave crisi del nostro tempo: la scomparsa del principio di responsabilità reciproca, a partire dal nucleo famigliare. Quando le famiglie si fondano su un presupposto meramente sentimentale, nel caso sorgano dei problemi, dei disaccordi, degli scontri, i componenti della famiglia si allontanano alla prima crisi: “Non siamo d’accordo, di conseguenza non possiamo più vivere insieme”.
Il matrimonio oggi viene visto semplicemente come un simbolo non indispensabile.
L’ebraismo, invece, offre delle indicazioni per rendere le nostre scelte finalizzate alla costruzione di una famiglia stabile, ad assumersi quell’impegno coniugale che oggi è percepito così soffocante. Il principio di responsabilità reciproca implica condividere; il solo romanticismo amoroso implica il piacere. La responsabilità considera l’altra persona come il tuo unico punto di riferimento per poter contare su qualcuno; la mera attrazione sentimentale ne fa un oggetto.
L’obiettivo è quindi insegnare che il matrimonio genera necessariamente impegno. Il desiderio sfocia nell’amore e l’amore implica un ulteriore coinvolgimento, il senso di responsabilità, un impegno.
La famiglia è di fatto il risultato dell’amore, ma ancora di più del senso di responsabilità.

Paolo Sciunnach, insegnante

(30 dicembre 2013)