Periscopio – Silenzi

lucreziCi sono dei silenzi, a volte, davvero fragorosi. Mi riferisco all’olimpica indifferenza con cui la stampa e la politica mondiale hanno reagito alla notizia del ‘giallo di capodanno’ di Praga, nel quale l’ambasciatore (o capo-missione) dell’Autorità Palestinese è saltato in aria nel suo appartamento, l’ultimo dell’anno, nel maneggiare una vecchia ‘valigia-cassaforte’, che gli è scoppiata tra le mani. In verità, di giallo, in questa vicenda, c’è davvero poco, perché l’accaduto è apparso alle autorità ceche, fin dal primo momento, del tutto chiaro: nessun attentato, il diplomatico è morto nel maneggiare da solo l’esplosivo, in modo inesperto. Nel suo appartamento, inoltre, sono state trovate anche diverse armi da fuoco, di varia natura. Di fronte all’evidenza, il governo palestinese (messo nell’impossibilità di accusare dell’accaduto il solito Mossad), è stato costretto a riconoscere la verità dei fatti: “Quella valigia-cassaforte – recita infatti un comunicato del Ministro degli Esteri, Riad Malki – si trovava da molto tempo in possesso dei diplomatici palestinesi, e da circa trent’anni non era stata più toccata né aperta. L’ambasciatore avrebbe deciso di sua scelta spontanea di provare ad aprirla. Ma poco dopo l’apertura (quindi non subito, non al momento) qualcosa di fatale è avvenuto all’interno della cassaforte”. Davvero una spiegazione molto tranquillizzante.
Dunque, ci sono ambasciatori che, oltre a occuparsi di passaporti, timbri, credenziali ecc., si occupano anche di bombe, talvolta senza la dovuta esperienza. Se, poi, qualcosa va male e la bomba esplode, non è il caso di preoccuparsi, perché non si trattava di materiale nuovo, ordinato di recente per compiere qualche cattiva azione, ma di roba dimenticata, che stava là da trent’anni, e che, magari, sarebbe stata usata tra altri trenta. Nessun problema, nessun imbarazzo, nessuna paura. E di cosa bisognerebbe imbarazzarsi, poi? Forse che qualcuno protesta? Qualcuno eccepisce che queste attività sono leggermente al di fuori del normale protocollo diplomatico? Qualcuno domanda a chi le bombe (oggi, trent’anni fa, o tra trent’anni) sarebbero destinate? Qualcuno osa chiedere se, per caso, si tratti di una prassi normale, se tutte le rappresentanze diplomatiche di quel Paese siano altrettanto attrezzate? Niente, zero interesse, zero domande.
Proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se l’incidente fosse capitato, per esempio, in una rappresentanza americana, o italiana. Per non dire israeliana. Ma a uno “stato guerrigliero”, evidentemente, tutto è lecito.

Francesco Lucrezi, storico

(8 gennaio 2014)