Nugae – Ode to Meryl

fmatalonL’unica pecca era il vestito scozzese grigio. Nonostante fosse di Alexander McQueen e le stesse pure piuttosto bene la faceva sembrare un po’ professoressa in pensione, più che attrice hollywoodiana in carriera. Ma a parte ciò Meryl Streep l’altra sera era praticamente perfetta. Si trovava sul palco del ricevimento annuale del National Board of Review per presentare la collega Emma Thompson. Si sapeva già che avrebbe vinto per il film Saving Mr. Banks, dato che i premi sono sempre svelati in anticipo, dunque tutto l’interesse della serata di super gala di quelle con troppi antipasti e portatovaglioli pacchiani stava nei discorsi che la rendono interminabile. E Meryl ormai ci sa fare in queste situazioni, noblesse oblige. Con ars retorica impeccabile e curatissimo labor limae, in poche parole riesce sempre a inserire le giuste dosi di (falsa) modestia e (falso) stupore, sospironi e sorrisoni, abiti vaporosi e maniche a sbuffo, una presa di sale, un pizzico di buoni sentimenti nei confronti del mondo e battagliero femminismo q.b. E così magicamente risulta sicura di sé ma anche simpatica, mica facile. Comunque in questo caso specifico ha proprio conquistato definitivamente i cuori di quanti già l’amavano sia che cantasse in salopette sgualcita sia che pontificasse con un caschetto grigio impeccabile. Ha cominciato con un “Oh ma come, non sono io la vincitrice del premio, è così strano”, furbetta. Poi ci ha piazzato una bella captatio benevolentiae per la sua amica Emma, più o meno la sua corrispettiva british, con cui c’è stato uno scambio di sguardi affettuoso e compiaciuto, che fa venir voglia di uscire a bere qualcosa con loro. Alla fine del discorso le ha anche dedicato una poesia da lei composta (che meraviglia, Meryl scrive anche testi in rima baciata) intitolata Ode to Emma or What Emma is owed. In mezzo, la stoccata: Walt Disney era un bigotto a cui non piacevano per niente le donne e appoggiava una lobby antisemita. Cosa che si sapeva anche già, ma nessuno aveva avuto la faccia tosta di dirlo in una serata chic di premiazione, per giunta di un film che racconta la sua storia, e leggendo pure una sua lettera come prova. Pare che la famiglia Disney non abbia gradito e abbia invitato tutti a visitare il museo di Walt. E comunque è sempre un duro colpo per una che cita Hercules e Mulan a ogni piè sospinto. Meryl dal canto suo sembra soddisfatta mentre sorride splendente da dietro i suoi occhialoni sulla prima pagina del Corriere qua sul tavolo (e su mille altre prime pagine a mille altre latitudini). Ecco, come canta proprio lei, the winner takes it all. Aha! niente Disney.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF

(12 gennaio 2014)