Giorno della Memoria, contributo da non perdere

raffaele-turielSono reduce da un viaggio della memoria breve ed intenso. Due giorni dedicati alla visita del ghetto di Cracovia e dei campi di Birkenau e Auschwitz sotto la guida di Marcello Pezzetti. Nell’accettare l’invito di Renzo Gattegna a unirmi al gruppo delle scuole e dei testimoni sopravvissuti, accompagnato quest’anno del Ministro Carrozza, dal Presidente del Senato Grasso e da esponenti della comunità Sinti, più che considerazioni legate alle public relations (l’opportunità per chi si occupa di scuole ebraiche e giovani nell’UCEI di poter conoscere la nuova referente del MIUR) hanno prevalso motivazioni personali. Chiudere una questione personale nell’affrontare i luoghi che videro la prigionia di mio padre, Boaz Turiel Z”L, uno dei pochissimi uomini sopravvissuti di quella che fu la Comunità ebraica di Rodi, al pari di Sami Modiano, a differenza dei genitori e dei fratelli deportati.
ishot-285Parto da questi temi privati e dall’ascolto attivo dei commenti e delle considerazione espresse dai miei compagni di viaggio, giovani e personalità pubbliche, per esprimere “dal basso” alcune brevi considerazioni sul Giorno della Memoria, al centro di dibattito ed è giusto che sia così.
Dico, innanzitutto, che il Giorno della Memoria ha un senso. Certamente per chi, come me, ha vissuto gli anni dell’adolescenza ponendo molte domande e ottenendo parziali risposte da una generazione di sopravvissuti non ancora del tutto disposta a far emergere un periodo drammatico; anni in cui ricordo commemorazioni per pochi intimi davanti al Cimitero Monumentale a Milano, nel giorno dei morti. Anni che io considero, esprimendomi forse impropriamente, del riserbo nella conservazione della memoria.
Possiamo discutere la formula del Giorno della Memoria; è certo che la memoria non si può, concettualmente, rinchiudere in un giorno specifico del calendario, che vi sono significati universali. Io ritengo, però, che un momento definito del calendario aiuti perché la società civile e le giovani generazioni in particolare tengano viva la meditazione e lo studio di quel che è stato perché non si ripeta.
Se, come ci hanno spiegato le nostre guide polacche, l’Italia rappresenta il terzo paese per numero di visitatori di Auschwitz, e oltre a metà delle settantamila presenze è data da scuole, sono portato a ritenere che il volano di progetti, dibattiti, eventi che ruota intorno al 27 gennaio sia portatore di un grande contributo in questa direzione. Un contributo che può essere reso migliore, ma che, personalmente, non disperderei.

Raffaele Turiel, assessore UCEI alle scuole

(22 gennaio 2014)