Legge e negazionismo, al Senato si vota
Da 1 a 5 anni per chi “nega l’esistenza di crimini di guerra o di genocidio o contro l’umanità”. Questa la configurazione che dovrebbe assumere il nuovo reato di negazionismo, una norma ampiamente discussa negli scorsi mesi e che arriva oggi sui banchi del Senato per la votazione. Come racconta la Stampa, continuano le divisioni, anche interne agli schieramenti (nel caso del Pd), tra favorevoli e contrari. “Una proposta di legge che giudico inutile e controproducente”, l’ha definita pochi giorni fa lo storico-senatore del Pd Miguel Gotor. Dalle pagine del quotidiano torinese la risposta di Silvana Amati, senatrice Pd e tra gli ispiratori del ddl sul negazionismo, al collega Gotor. Secondo Amati l’introduzione della legge sarebbe un argine necessario per frenare la diffusione della retorica e della violenza antisemita. “È l’Europa che si preoccupa dei rigurgiti di antisemitismo. Vanno riconosciuti come un delitto. Anche perché sono segni di altro. Di pericoli anche più gravi. Bisogna mandare un segnale di fermezza”, afferma la senatrice.
Intanto si stringe il cerchio attorno ai responsabili dell’invio dei “pacchi-oltraggio” contenenti teste di maiale, destinati al Tempio Maggiore di Roma, al Museo della Storia dove è in corso una mostra sulla Shoah e all’ambasciata israeliana. Come riporta Repubblica, gli investigatori della Digos stanno tenendo sotto sorveglianza esponenti dell’estrema destra romana che gravitano intorno a sigle come Militia e Stormfront. L’escalation di rigurgiti antisemiti nella Capitale preoccupa il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. “Questi fatti – ha dichiarato Pecoraro a Repubblica -saranno oggetto di valutazione, domani, di un Coordinamento con tutte le forze di polizia, in modo da affinare, ove necessario, un sistema di vigilanza degli obiettivi ebraici”.
Non sono solo i fatti di Roma a preoccupare Furio Colombo, che sul Fatto Quotidiano, apre una riflessione sul nuovo volto dell’antisemitismo, sempre più spesso nascosto dietro allo scudo fittizio dell’antisionismo. “L’antisemita, nella grandissima parte è per niente, o solo in parte, conscio dello spazio interiore in cui vive e che cresce o tende quasi a scomparire, a seconda degli eventi. Molti, col tempo, hanno trovato un grande alibi e se ne sono impossessati. E l’anti-sionismo, un secondo negazionismo. Si nega Israele invece di negare la Shoah”, scrive Colombo.
Tendenze che vanno contrastate con l’educazione, con l’insegnamento del significato reale della Memoria e in questa direzione si rivolgono i Viaggi della Memoria: questa mattina dal Binario 21 di Milano sono partiti 350 studenti, diretti a a Mauthausen e Gusen in Austria nell’ambito dei viaggi educativi organizzati dalla Provincia. Il progetto è stato presentato ieri al Memoriale della Shoah, “durante una cerimonia di commemorazione – riporta il Corriere della Sera – dall’assessore all’Istruzione ed Edilizia scolastica, Marina Lazzati, alla presenza del Presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah, Ferruccio de Bortoli, del presidente della Comunità Ebraica, Walker Meghnagi, di Giovanni Palmineri dell’Insmli”. Dopo la testimonianza di Goti Bauer della sua terribile esperienza nella Shoah, domani gli studenti milanesi ascolteranno le parole di un’altra preziosa voce della Memoria, quella di Sami Modiano, accompagnato – nell’ultimo dei tre incontri organizzati dall’Associazione Figli della Shoah- dal direttore del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti
“La Shoah ha sfrattato il crocifisso”, continuano le provocazioni e distorsioni di Marcello Veneziani sul Giornale, che dopo aver richiamato il mito di “italiani brava gente” e delle leggi razziste del 1938 applicate in Italia all’acqua di rose, ora scrive che “la Shoah sta prendendo il posto della crocifissione di Gesù Cristo”. “Cristo ieri messo in croce oggi messo tra parentesi – afferma il giornalista – Con Lui si relativizza la fede, la civiltà cristiana. Al Suo posto c’è la Shoah, religione dell’ umanità, Auschwitz prende il posto del Golgota e il 27 gennaio sostituisce il Venerdì Santo”.
Banalizzazioni, semplificazioni, distorsioni. La Memoria è continuamente soggetta ad attacchi pubblici di personaggi più o meno ascoltati, non ultimo il comico Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle. Sul Fatto Quotidiano, il giornalista Loris Mazzetti riporta le affermazioni di Grillo durante il recente incontro con la stampa estera. “Un giornalista gli ha chiesto di esprimersi sul conflitto in Medio Oriente tra arabi e israeliani – scrive Mazzetti – Grillo, riferendosi alle nuove generazioni, si è chiesto se sia giusto ricordare, mantenere la memoria sui fatti accaduti tanti anni fa, perché i giovani non hanno bisogno di memoria, anzi, la memoria porta rancore e non aiuta la convivenza”. Affermazioni preoccupanti, alla luce del successo di Grillo tra i giovani, tesi che distorcono il significato della Memoria, in un paese che fatica a prendersi le responsabilità del suo passato, in cui sopravvive il mito di un fascismo buono e di leggi razziste applicate all’acqua di rose.
Sull’Osservatore Romano, la storica Anna Foa ricorda la storia del parroco romano Giovanni Gregorini, che salvò nel 1943 dalla furia nazifascista cinque famiglie di ebrei. “Nessuno – scrive Foa – ha finora posto il problema dell’attribuzione a questo sacerdote umano e coraggioso dell’etichetta di “Giusto delle nazioni” che pure dovrebbe essergli data”.
Daniel Reichel
(29 gennaio 2014)