Oltremare – “HaPalmach”

fubiniI miei primi mesi israeliani, a inizio 2008 a Gerusalemme, sono stati un viaggio nel tempo avanti e indietro senza sosta fra la guerra d’Indipendenza del ’48 e il ripasso delle 12 tribù d’Israele: Naftali, Efraim, Reuven, Gad, eccetera. Ogni mattina mi alzavo presto nell’appartamento di Rehov Nili, spesso scendevo su Rehov HaPalmach dove c’è l’unico bar pasticceria del circondario che serve caffè espresso e ottimi dolci; faceva freddo, era inverno e l’inverno a Gerusalemme può essere gelido. Poi prendevo strade diverse, tutte quasi parallele, per arrivare all’ulpan su Rehov Gad, e rimanerci tutta la mattina e un bel pezzo di pomeriggio. Lezioni di ebraico per cinque ore, pranzo, compiti. Vita dura, quella dello studente adulto.

Al ritorno, tutta salita. E quasi senza accorgermene, lasciata la zona delle tribù verso quella che snocciola a ogni incrocio un pezzetto di storia delle rivolte contro Ottomani ed Inglesi (Lehi, Buli, Nili, Tel Hai), cominciavo a canticchiare. Spesso, una marcetta imparata chissà quando, da ragazzina, probabilmente all’Hashomer Hatzair: “Misaviv yehum hasa’ar – Ach roshenu lo yishach – Lifkuda tamid anachnu tamid – Anu, anu Hapalmach!”

Ero convinta che fosse un quasi inno nazionale, senza nulla togliere alla amatissima e melodica Hatikva, e invece ho scoperto allora che è una specie di reperto storico-musicale. Non la conoscono tutti, è forse paragonabile alle nostre canzoni dei partigiani, che a casa mia erano colonna sonora principale, ma ho imparato negli anni che se mi parte in testa una “Brigata Garibaldi” o una “Siamo i ribelli della montagna” è ben probabile che io sia l’unica persona della mia generazione a saperne le parole.

Così anche per la marcetta del Palmach, mini-esercito attivo per pochi anni, prima dell’annessione alla Hagana e poi all’Esercito regolare israeliano. Peccato, era una gran bella marcetta. Per fortuna invece i combattenti del Palmach sopravvissuti al terribile anno 1947-48 sono poi diventati in buona parte leader politici o alti intellettuali nello Stato neonato. Yigal Allon, Yehuda Amichai e Yitzhak Rabin fra gli altri, non sono relegati ad un ritornello che vale solo per chi per caso lo sa ancora.

Daniela Fubini, Tel Aviv – Twitter @d_fubini

(24 febbraio 2014)