Periscopio – Grazie allo Stato
Tutte le volte che ho il piacere e l’onore di ricevere qualche illustre ospite sottoposto, in ragione della sua funzione, a misure di protezione personale, non manco mai, dopo avere salutato la personalità, di scambiare qualche battuta leggera con gli uomini della tutela, ringraziandoli della presenza e della collaborazione. A volte tali agenti sono addetti alla medesima funzione anche per periodi abbastanza lunghi, tanto da essere diventati – in ragione della reiterazione degli incontri – col tempo, dei miei amici personali, che è un piacere rivedere. Avendo avuto anch’io – per motivi indipendenti dalle mie attività – alcuni dei miei più stretti congiunti sottoposti a misure di protezione, so bene cosa significhi vivere sotto scorta: quale pesante limitazione della libertà personale ciò significhi, e quale alto patrimonio di professionalità (vigilanza, esperienza, discrezione, sensibilità…) richieda l’espletamento di tale servizio. E credo di non avere mai avuto un senso di gratitudine verso il cosiddetto ‘stato’ come quando ho visto la serenità mia e della mia famiglia affidata nelle mani di questi giovani esponenti del Corpo di Polizia, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza. Mi è venuto di pensare a questo nel leggere delle nuove, inqualificabili minacce rivolte a Riccardo Pacifici, costretto, da anni, a non poter muovere neanche un passo senza la protezione della scorta.
Chi sa se tutti quelli che oggi odiano lo stato ne odiano anche questo aspetto. Che succederebbe, un domani, se, per l’avversione contro le ‘auto blu’, o per la “spending review”, o, semplicemente, in nome dello smantellamento di ogni servizio pubblico, si abolissero tutte le protezioni delle persone a rischio? Che ne sarebbe dei soggetti nel mirino, per esempio, delle organizzazioni neonaziste, o dei gruppi terroristici, di vario colore? Forse, un mondo nel quale chiunque possa colpire chi gli pare, non dispiacerebbe poi a tutti. Forse, per molti, dire ‘grazie’ agli uomini delle forze dell’ordine è un segno di retorica, di militarismo, di vetero-statalismo. O, semplicemente, di vecchiaia.
Francesco Lucrezi, storico
(12 marzo 2014)