Ambasciatore di Israele Gilon “Compromessi prezzo per la pace”
La situazione dei colloqui di pace, la questione idrica, i rapporti tra Italia e Israele e uno sguardo alla politica internazionali, con le preoccupanti notizie ungheresi e la minaccia iraniana. Tocca diversi punti l’intervista rilasciata dall’ambasciatore di Israele a Roma Naor Gilon al Fatto quotidiano. Sullo stallo del processo di pace, l’ambasciatore sottolinea come i palestinesi debbano “capire che bisogna pagare un prezzo per raggiungere la pace. Che devono essere disponibili a negoziare, mettendo nero su bianco ciò su cui bisogna confrontarsi”. “La dirigenza palestinese – afferma Gilon- non è mai stata in grado di dire alla sua gente che gli accordi sottendono compromessi, intesi come venirsi incontro”. Sul nuovo premier italiano, Matteo Renzi, l’ambasciatore rivela la sua impressione positiva, “è davvero pieno di energia. Penso che aiuterà l’Italia, che è un nostro importantissimo partner economico, a uscire dalla crisi”.
Su Repubblica Adriano Sofri critica il modo in cui è stata trattata la vicenda di Eva Braun e le sue presunte origini ebraiche, che sarebbero state scoperte grazie all’analisi del Dna. Sofri ricorda come l’esistenza delle “razze” sia stata confutata da studi di illustri genetisti come Luigi Luca Cavalli Sforza. Se anche la Braun fosse stata ebrea, sottolinea Sofri, questo non è scritto nel suo Dna. D’altra parte ci sono studi di genetica che aiutano a capire la storia delle popolazioni, come quella ashkenazita, citata dall’editorialista di Repubblica ma diverso è dire che “a definire l’essere ebrei è un’analisi del Dna”. “La mia è una modesta proposta – conclude Sofri – piantiamola di dire ‘ce l’ho nel mio Dna’. Se ce l’ho, ce l’ho altrove”.
“Non possiamo neanche immaginare cosa volesse dire lavorare in condizioni inumane in un ghetto dell’epoca nazista”. Ad affermarlo il ministro del Lavoro tedesco Adrea Nahles, commentando la decisione del governo di Berlino di corrispondere a migliaia di ebrei, sfruttati come forza lavoro dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, una pensione integrale. “Il governo tedesco è consapevole delle sue responsabilità storiche”, ha detto Steffen Seibert, portavoce di Angela Merkel. “Nel 2002, il governo tedesco aveva concesso il pagamento degli arretrati della pensione fino al 1997 agli ebrei che avevano lavorato nei ghetti nazisti – riporta Avvenire – Per le pensioni concesse negli anni successivi erano previsti solo quattro anni di arretrati. La nuova disposizione sana questa disparità”.
Sul il Giorno, una classe dell’Istituto comprensivo Via Pareto di Milano racconta la propria esperienza legata alla visita, durante il Giorno della Memoria, della Comunità ebraica milanese e della sinagoga di via Guastalla. Gli studenti raccontano le proprie riflessioni sulla Shoah e l’interesse verso una realtà, quella ebraica, che non conoscevano. A guidare i ragazzi in questo percorso, Ester Abdollhai, intervistata dagli stessi studenti su alcuni punti fondamentali della religione ebraica.
“Mai più chiamati nomadi negli atti del Comune”. A decidere di non utilizzare più il termine “nomadi” sui documenti comunali è stato il sindaco di Roma Ignazio Marino. “E la data – ricorda su Repubblica Gabriele Isman – non è casuale: ieri era la Giornata mondiale del popolo rom e sinti”. Una riforma terminologica (ora si userà Rom e Sinti) che vuole essere il riflesso di un cambiamento culturale ma anche progettuale. Secondo il sindaco marino deve infatti essere abbandonato “l’approccio metodologico di tipo emergenziale” in favore “di politiche capaci di perseguire l’obiettivo dell’integrazione”.
Sul Corriere della Sera fanno rumore le riflessioni del cardinale Carlo Maria Martini, raccolte nel libro dello storico Andrea Riccardi La santità di papa Wojtyla, che descrive il pontefice come “un uomo di Dio ma non è necessario farlo santo”. Le critiche del cardinale Martini, scomparso nel 2012, emergono a distanza di poche settimane dalla proclamazione a santo di Karol Wojtyla (prossimo 27 aprile).
Daniel Reichel
(9 aprile 2014)